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    Bielorussia, “gravi violazioni dell’ordine pubblico”: condannato a 10 anni il premio Nobel per la pace Bialiatski

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 3 Mar. 2023 alle 12:20

    Colpevole di “contrabbando” e di “azioni che violano gravemente l’ordine pubblico”: il premio Nobel per la pace bielorusso Ales Bialiatski è stato condannato venerdì da un tribunale di Minsk a 10 anni in una colonia penale di massima sicurezza.

    Il fondatore del centro per i diritti umani Viasna (“Primavera”), che l’anno scorso ha vinto il prestigioso riconoscimento insieme all’ong russa Memorial e al Centro ucraino per le libertà civiche. I suoi collaboratori e coimputati nel processo, Valentin Stefanovich e Vladimir Labkovich, sono stati condannati rispettivamente a nove e sette anni di reclusione.

    La leader dell’opposizione bielorussa in esilio Sviatlana Tsikhanouskaya ha definito “spaventosa” la condanna: “Dobbiamo fare di tutto per combattere questa vergognosa ingiustizia e liberarli”, ha scritto su Twitter.

    Bialiatski , attivista per la democrazia, documenta le violazioni dei diritti umani in Bielorussia sin dagli anni ’80. Ha fondato l’organizzazione Viasna nel 1996 dopo un referendum che ha consolidato i poteri autoritari del presidente Alexander Lukashenko, stretto alleato di Vladimir Putin, al suo sesto mandato alla guida del Paese.

    La situazione dei diritti umani in Bielorussia sta peggiorando “notevolmente”, ha detto ieri l’esperta delle Nazioni Unite Anais Marin in una riunione a margine del Consiglio per i diritti umani. “Le voci indipendenti nel Paese sono state tutte messe a tacere”, ha aggiunto.

    In Bielorussia ci sono “almeno 1.400 prigionieri politici, 32 giornalisti e operatori dei media dietro le sbarre e più di 700 organizzazioni della società civile costrette a chiudere”.

    Bialiatski fu stato arrestato nel 2020 durante una forte ondata di proteste antigovernative. Nell’assegnargli il premio Nobel per la pace, Berit Reiss-Anderson, capo del comitato norvegese per il Nobel, ha affermato che il governo bielorusso ha “cercato per anni di metterlo a tacere”.

    Gli fu riconosciuto “l’eccezionale sforzo di documentare i crimini di guerra, le violazioni dei diritti umani e l’abuso di potere nel suo Paese, in difesa dei diritti fondamentali dei cittadini”.

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