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    “Al Sisi uccide i dissidenti e organizza finti attentati per legittimare il suo potere”

    Credit: Reuters

    TPI ha raccolto la testimonianza di Sherif Diab, attivista incarcerato dal governo di Al Sisi, che spiega come il presidente abbia tragicamente cancellato le speranze della Primavera egiziana

    Di Sara Ahmed
    Pubblicato il 27 Ott. 2017 alle 15:44 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:01

    Sherif Diab è un attivista egiziano che prese parte alla rivoluzione del 2011, al termine della quale l’allora presidente, Hosni Mubarak, si dimise dopo trent’anni di presidenza.

    Diab partecipò anche a numerosi movimenti di protesta di attivisti provenienti da tutto il mondo arabo, per fare pressione sulle autorità dei vari stati e per la rivendicazione di diritti civili e democratici.

    A causa del suo attivismo contro il regime egiziano, Sherif fu detenuto con l’accusa di essere stato un membro di organizzazioni contro il regime.

    Sulla sua pagina Facebook, Diab ha più volte dichiarato di essere stato accusato ingiustamente e senza prove, asserendo di aver sempre criticato l’operato dei Fratelli Musulmani in Egitto.

    Dopo il suo rilascio, nel 2015, Sherif partì per la Turchia per fuggire dalle persecuzioni messe in atto dal presidente Al Sisi contro gli attivisti.

    Diab ha raccontato a TPI di come Al Sisi abbia una concezione spietata del potere e di come molti dissidenti politici vengano uccisi dal suo governo.

    “La scusa è sempre la lotta al terrorismo. Spesso i telegiornali annunciano che le autorità hanno scovato un gruppo di terroristi per poi eliminarli. Ci sono stati casi in cui siamo venuti a sapere che le persone uccise erano degli attivisti di cui non avevamo più notizie da tempo” ha spiegato Sherif.

    “Non ho mai fatto parte dei Fratelli musulmani. Nel 2013 chi ha manifestato voleva mettere in atto una rivoluzione. Al Sisi, invece, ha trasformato tutto questo in un colpo di stato. Ha capovolto il senso della nostra battaglia”.

    Secondo Sherif, il regime egiziano aiuta la diffusione del terrorismo con la continua violazione dei diritti umani e le torture nelle carceri. Alcuni detenuti infatti, una volta usciti di prigione, hanno solo sete di vendetta per tutto quello che hanno subito.

    “Al Sisi usa il terrorismo per far paura alle persone e mantenere il potere. Fa credere alla popolazione che ci sia bisogno di lui per poter garantire la sicurezza nazionale. Molti sostengono che siano stati organizzati dei finti attentati per spaventare la gente. Si vuole far passare il messaggio che il presidente sia l’unico argine contro il terrorism0”.

    “Il presidente egiziano compra le armi dalla Francia e dalla Russia ma poi non è in grado di attrezzare a sufficienza il proprio esercito. Il 21 ottobre sono morti più di 15 poliziotti per mano degli uomini di Hams. I terroristi erano più armati dei soldati dell’esercito egiziano”.

    Nel 2012, il presidente Al Sisi era stato nominato ministro della Difesa dall’ex presidente Mohamed Morsi, poi destituito con un colpo di stato messo in atto dallo stesso Al Sisi.

    “Prima ancora di diventare presidente, Al Sisi aveva promesso di estirpare il terrorismo dall’Egitto. Non ha mantenuto niente, anzi, è proprio lucrando sugli attentati che pensa di poter restare al potere. Sono passati quasi 5 anni da quando è diventato presidente e la situazione nel paese è solo peggiorata” ha spiegato Diab.

    Attualmente Sherif Diab risiede a Istanbul e non ha modo di tornare in Egitto, dove rischierebbe una nuova incarcerazione.

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