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    Un immenso gommone nero pieno di migranti: ecco l’ultima opera di Ai Weiwei

    Lui stesso immigrato negli Stati Uniti, l'artista ha concentrato quasi interamente il suo lavoro nel sostenere i diritti umani dei rifugiati e dei migranti documentando la loro tragica condizione

    Di Marta Perroni
    Pubblicato il 29 Mar. 2018 alle 16:42 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:30

    L’artista cinese Ai Weiwei è noto per opere complesse e controverse (milioni di semi di girasole fatti a mano in porcellana) e di contestazione politica (nel 2013 alla Biennale dell’Arte di Venezia aveva presentato sei diorami della sua vita durante gli arresti domiciliari). Le sue recenti installazioni si sono concentrate su un problema ormai globale: la crisi dei migranti e dei rifugiati.

    Law of the Journey (La legge del viaggio), esposta alla  National Gallery di Praga e presentata alla Biennale di Sydney 2018, è l’ultima opera di Ai Weiwei: un immenso gommone nero lungo 60 metri con a bordo 250 personaggi gonfiabili senza volto.

    “Non separo mai la mia arte dalle altre mie attività. C’è un impatto politico nelle mie opere e non smetto di essere artista quando mi occupo di diritti umani. Tutto è arte, tutto è politica”, scrive l’artista.

    Lui stesso immigrato negli Stati Uniti, Ai ha concentrato quasi interamente il suo lavoro nel sostenere i diritti umani dei rifugiati e nel documentare la loro tragica condizione peggiorata negli ultimi due anni.

    La crisi umanitaria è diventata particolarmente grave dal 2015, quando l’afflusso di rifugiati in Europa dalla Siria e da altre zone di guerra è aumentato drasticamente. Si stima che più di 65 milioni di persone siano state costrette ad abbandonare le proprie case.

    L’emergenza migranti è stata descritta dal coordinatore delle emergenze dell’ONU Stephen O’Brien come “un mattatoio, una fusione completa dell’umanità, l’apice dell’orrore”.

    Ai Weiwei, durante le sue visite ai campi profughi sull’isola greca di Lesbo, o al confine tra Grecia e Macedonia (Former Yugoslav Republic of Macedonia – FYROM) ha ideato una serie di progetti artistici dedicati all’odissea globale contemporanea mentre svolgeva le riprese del suo documentario Human Flow presentato alle 74° Mostra del Cinema di Venezia nel 2017.

    Law of the Journey, la grande installazione gonfiabile, è invece l’affermazione epica e multiforme di Ai Weiwei sulla condizione umana: l’espressione ingigantita dell’empatia e dell’urgenza morale dell’artista di fronte a ciò che considera continui e incontrollati massacri.

    Ospitato in un edificio dalla forte carica storica, l’ex Palazzo della Fiera di Praga che dal 1939 al 1941 servì da punto di raccolta per gli ebrei prima della loro deportazione nel campo di concentramento di Terezín, funziona anche come una parabola site-specific.

    Anche il luogo che ospita l’opera diventa infatti il simbolo di un potere trasgressivo dell’esperienza catartica, ma anche una retorica del fallimento, del paradosso e della rassegnazione.

    Come l’Arca di Noè, il gigantesco battello di gomma nera di Ai Weiwei è un vero e proprio raccoglitore di un esodo forzato che finisce a galleggiare senza meta nell’immenso spazio della sala post-industriale della Galleria della ex Fiera di Praga.

    Ma Law Of Journey è solo l’ultima di una serie di installazioni che evocano la situazione dei rifugiati. Laundromat (La lavanderia a gettoni), presente anch’essa a Praga,  mostrava vestiti e scarpe indossati da 15 mila siriani nel campo di Idomeni, in Grecia.

    Per un’altra mostra, Ai Weiwei aveva avvolto le sei colonne della Konzerthaus, la sala da concerto inaugurata nel 1913 di Berlino, con 14 mila giubbotti di salvataggio dei rifugiati.

    Tra gli ultimi lavori dell’artista cinese compare anche la mostra retrospettiva del 2017 a Palazzo Strozzi a Firenze, a cura di Arturo Galansino.

    «Per esprimersi serve un motivo, ma esprimersi è il motivo» recitava la frase emblematica dell’artista riportata a caratteri cubitali su una parete della Strozzina.

    La mostra era un vero e proprio percorso. Cominciava dalla facciata del palazzo con ventidue gommoni rossi di salvataggio ad incorniciare le finestre del primo piano e continuava irradiandosi nel cortile interno con l’opera Refraction, un’ala gigantesca formata da pannelli solari assemblati come penne e piume di un immenso volatile.

    Proseguendo al piano nobile fino alla Strozzina, Palazzo Strozzi era stato invaso da installazioni monumentali, sculture, oggetti, video, disegni e progetti fotografici che avevano trasportato i visitatori in una full-immersion nella poetica e nella sensibilità politica di Ai Weiwei.

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