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    36 yazidi sono stati liberati dopo 3 anni di schiavitù nelle mani dell’Isis

    Uomini, donne e bambini della minoranza sono stati trasferiti in un centro Onu a Dohuk, nel Kurdistan iracheno. Non è stato confermato se siano stati liberati o fuggiti

    Di TPI
    Pubblicato il 30 Apr. 2017 alle 16:45 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:56

    Trentasei membri della minoranza yazida sono stati liberati dopo quasi tre anni nelle mani del sedicente Stato islamico. Lo riferiscono fonti delle Nazioni Unite. 

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    Sono stati trasferiti in un centro Onu a Dohuk, nel Kurdistan iracheno. Non è ancora stato confermato se siano stati liberati o se siano fuggiti. 

    Migliaia di yazidi erano stati uccisi o ridotti in schiavitù nel 2014, dopo la conquista della città di Sinjar, nel nord dell’Iraq, da parte dell’Isis. 

    Le forze curde Peshmerga avevano ripreso il controllo della città nel 2015, ma molti yazidi sono rimasti nelle mani dei miliziani jihadisti.

    Tra i 36 sopravvissuti vi sono uomini, donne e bambini che vivevano in schiavitù, ha spiegato l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari.

    Gli yazidi sono considerati dall’Isis e da altri gruppi di musulmani integralisti, come adoratori del diavolo, tanto da poter essere uccisi o ridotti in schiavitù impunemente. 

    La loro religione incorpora elementi di molte altre fedi, tra cui lo zoroastrismo. I fedeli dello yazidismo venerano Sette Angeli, emanazioni del Dio primordiale, di cui il primo e più importante è l’Angelo Pavone (Tawisi Melek).

    Nel mese di agosto 2014, migliaia di yazidi che vivevano nelle pianure di Ninive nel nord-ovest dell’Iraq furono assediati dai militanti jihadisti. Le donne e le ragazze sono state rapite come bottino di guerra e vendute o “donate” ai militanti dello Stato islamico. Molte bambine, dai sei ai nove anni sono state stuprate, secondo quanto riferiscono le Nazioni Unite.

    I ragazzi di età inferiore ai 14 anni sono stati separati dalle loro madri, trasportati lontano e costretti a convertirsi all’Islam. Sono stati sottoposti a una rigida formazione religiosa e militare.

    Le Nazioni Unite hanno accusato lo Stato islamico di aver perpetrato un genocidio contro gli yazidi, stimando che 1.500 donne e ragazze siano ancora detenute e potrebbero subire abusi sessuali. 

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