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    Whistleblowing, come le aziende devono organizzarsi a tutela dei dipendenti

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 20 Ott. 2021 alle 10:05

    L’obiettivo è quello di incentivare i dipendenti e le altre parti interessate a segnalare potenziali violazioni, illeciti o frodi di cui siano stati testimoni nel proprio contesto lavorativo, senza il timore di subire atti ritorsivi o discriminatori in conseguenza della segnalazione. Estendendo, così, le misure di protezione previste per i dipendenti pubblici anche al settore privato, e introducendo norme minime comuni di tutela al fine di dare uniformità a normative nazionali attualmente estremamente frammentate ed eterogenee.

    “Si tratta della cosiddetta Direttiva Whistleblowing (DWB) – spiega l’avv. Maria Hilda Schettino specializzato in diritto penale di impresa di Rödl & Partner – che entro il 17 dicembre 2021 dovrà essere recepita in Italia e negli altri Stati membri dell’Unione Europea. Nel dettaglio, il sistema di whistleblowing delineato dalla Direttiva richiederà alle imprese con più di 50 dipendenti di: istituire canali di segnalazione interni, esterni e pubblici, sicuri e idonei a tutelare la riservatezza dell’identità del segnalante; implementare procedure per dar seguito e verificare la segnalazione ricevuta, nonché vietare qualsiasi atto ritorsivo nei confronti del segnalante, a causa della segnalazione effettuata, ricomprendendo anche forme indirette di discriminazione, come valutazioni negative della performance, mancate promozioni o referenze negative. Le imprese con un numero di dipendenti compreso tra 50 e 250, avranno comunque tempo fino al 17 dicembre 2023 per adeguarsi a nuovi obblighi normativi.”

    In Italia attualmente la disciplina del whistleblowing prevede una differenziazione tra il settore pubblico e il settore privato e, con particolare riguardo a quest’ultimo, i sistemi di whistleblowing sono legati a filo doppio con i modello organizzativi volti a prevenire la responsabilità da reato degli enti ai sensi del D. Lgs. 231/2001.

    “Allo stato attuale, ciò comporta che, da un lato, solo dipendenti, amministratori e dirigenti di imprese che abbiano volontariamente adottato i modelli 231 possono beneficiare delle tutele previste dalla legge contro gli atti ritorsivi – chiarisce l’avv. Schettino di Rödl & Partner – e, dall’altro, che le uniche segnalazioni rilevanti siano quelle relative alla potenziale commissione di reati presupposto o alla potenziale violazione del modello organizzativo o del codice etico. Invece, con il recepimento della DWB verranno introdotte numerose modifiche alla vigente normativa italiana, prime tra tutti l’ampliamento del novero dei soggetti tutelati e delle materie che potranno essere oggetto di segnalazione nonché l’introduzione di misure di sostegno al segnalante. Di conseguenza, l’implementazione dei sistemi di whistleblowing nel settore privato non potrà più essere legata al solo modello organizzativo.”

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