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    Stellantis chiede soldi allo Stato, ma intanto stacca un dividendo da 4,7 miliardi agli azionisti

    Carlos Tavares e John Elkann, rispettivamente a.d. e presidente di Stellantis. Credit: Stellantis.com

    Alla famiglia Elkann-Agnelli andranno 700 milioni, mentre i dipendenti italiani avranno un premio da 2.112 euro

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 15 Feb. 2024 alle 14:51 Aggiornato il 8 Mar. 2024 alle 16:12

    Ci risiamo, un’altra volta. Come ormai accade da diversi anni, Stellantis chiede soldi allo Stato, ma intanto distribuisce ai suoi azionisti dividendi multimiliardari.

    Oggi il Gruppo nato dalla fusione tra Fiat Chrysler e Peugeot ha annunciato i risultati di bilancio del 2023, che malgrado la crisi del mercato automobilistico sono altamente positivi: l’utile netto è pari a 18,6 miliardi di euro, in crescita dell’11% rispetto al 2022, a fronte di ricavi che arrivano a sfiorare i 190 miliardi (+6%).

    Alla luce di questa ottima performance, il management ha deciso di proporre agli azionisti di staccare un dividendo da 4,7 miliardi di euro (1,55 euro per azione), il 16% in più rispetto a quello distribuito lo scorso anno.

    Alla famiglia Elkann-Agnelli, che detiene una quota del 14,9%, andranno circa 700 milioni di euro, mentre ai 242mila dipendenti sparsi in tutto il mondo è stato destinato un premio annuo da 1,9 miliardi, che per gli addetti italiani si traduce in un bonus una tantum da 2.112 euro.

    In più, nel corso dell’anno Stellantis prevede di riacquistare azioni proprie per circa 3 miliardi di euro: soldi, anche questi, che finiranno agli azionisti.

    Nel 2023 Stellantis aveva distribuito ai propri azionisti complessivamente 6,6 miliardi di euro tra dividendi (4,2 miliardi) e riacquisto di azioni proprie (1,4 miliardi).

    E mentre le tasche dei soci si riempiono, l’azienda continua a usufruire in Italia di fondi pubblici, sotto forma di cassa integrazione, e piange miseria chiedendo allo Stato di finanziare con incentivi le vendite di auto elettriche.

    Nelle scorse settimane, l’amministratore delegato Carlos Tavares è addirittura arrivato a minacciare la chiusura degli stabilimenti di Pomigliano d’Arco e Mirafiori, dove lavorano complessivamente circa 7mila operai.

    Duole ripeterlo, ma è sempre la solita storia: gli azionisti brindano, gli operai piangono.

    LEGGI ANCHE: Il dibattito surreale della politica italiana su Stellantis

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