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    Reddito di cittadinanza, il Rapporto di Bankitalia: le differenze con il Reddito di Inclusione

    Di Giulia Angeletti
    Pubblicato il 3 Giu. 2019 alle 10:26

    Reddito di cittadinanza ultime notizie | Bankitalia: le differenze con il ReI

    Reddito di cittadinanza ultime notizie | “Fino al 31 maggio sono state 1 milione e 270 mila, in linea con quelle previste e c’è un tasso di rifiuto del 25 per cento. Se si conferma questo andamento avremo 1 miliardo l’anno che poi potrà essere utilizzato dal Governo”. Queste le parole sul reddito di cittadinanza del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, pronunciate domenica 2 giugno nel corso del Festival dell’economia che si è tenuto a Trento.

    Durante il Forum sono stati diversi gli economisti ad aver dato un giudizio negativo al sussidio economico di contrasto alla povertà introdotto insieme alla riforma delle pensioni Quota 100 con il decretone 4/2019. In molti, infatti, lo ritengono uno “strumento assistenziale”, che non è altro che un’evoluzione del ReI, il reddito d’inclusione, altra prestazione di sostegno al reddito che è stata introdotta dai precedenti esecutivi.

    A mettere il reddito di cittadinanza a confronto con il reddito di inclusione è stata anche la Banca d’Italia con il Rapporto annuale che ha presentato lo scorso 31 maggio a Roma. Il Sole 24 Ore, in tal senso, ha parlato complessivamente di cinque elementi che emergerebbero dal confronto fra i due sussidi che sono nati con lo stesso intento, cioè quello di fornire un aiuto ai nuclei familiari che versano in una situazione di difficoltà economica.

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    Il primo è che il reddito di cittadinanza raggiunge potenzialmente una platea più ampia di beneficiari rispetto al ReI: potenzialmente perché d’adesione al sussidio non è piena, nel senso che non tutti gli aventi diritto sono dei percettori del RdC o della PdC. Ad ogni modo, però, le cifre riportate dalla Banca d’Italia confermano che se al ReI poteva accedere una platea di 1.1 milioni di nuclei familiari, al sussidio targato M5s ne possono accedere 2 milioni (per una spesa di rispettivamente 3.3 miliardi e 10.3 miliardi).

    Il reddito di cittadinanza inoltre ha un importo più elevato per richiedente rispetto al ReI, andando a prevedere anche una parte del sussidio destinata al pagamento delle spese di affitto o mutuo per la casa di abitazione: il nuovo sussidio economico ha un importo medio, per un single che non ha casa di proprietà, di 780 euro, mentre il ReI era di 188 euro. Tuttavia, sempre secondo il confronto di Bankitalia, il reddito di cittadinanza andrebbe a penalizzare, rispetto al ReI, le famiglie con più figli, soprattutto se minori: questo perché nel criterio adottato per calcolare le maggiorazioni, quindi nella famosa scala di equivalenza, i coefficienti assegnati sono più bassi rispetto a quelli del ReI.

    Il ReI, peraltro, era più accessibile ai cittadini stranieri in quanto i requisiti di residenza (continuativa) in Italia erano di due anni, mentre per richiedere il reddito di cittadinanza sono dieci.

    Infine il Rapporto della Banca d’Italia fa emergere un dato essenziale, e cioè che non tutti i poveri assoluti sono – o possono essere – beneficiari del reddito di cittadinanza: secondo i dati, infatti, circa il 6 per cento dei “poveri assoluti” non possiede i necessari requisiti di residenza, mentre 35 per cento non ha quelli di reddito e patrimonio.

    Reddito di cittadinanza ultime notizie | Il flop dei Centri per l’Impiego

    Bankitalia ha inoltre fornito, nella relazione annuale, un resoconto sulla situazione degli occupati grazie al lavoro dei CPI, i famosi Centri per l’Impiego che tra qualche mese, al termine del concorso, dovrebbero vedere l’ingresso dei navigator, le nuove figure professionali chiamate ad assistere i beneficiari del reddito di cittadinanza nella loro ricerca di un impiego.

    Dai dati sembrerebbe un flop: la percentuale di chi nel 2018 ha trovato lavoro nel settore privato grazie ad un CPI, infatti, è solo del 2.1 per cento (pari a circa 23mila persone). Nel complesso, come sottolineato sempre dal Sole 24 Ore, tra i nuovi occupati nel 2018 solo il 7 per cento ha richiesto l’ausilio di un centro per l’impiego.

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