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    Altro che reddito di cittadinanza: in Italia ai politici non frega niente del lavoro

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 29 Mag. 2019 alle 16:36 Aggiornato il 30 Mag. 2019 alle 07:26

    Ma da quanto tempo non sentite parlare di lavoro? Dico, da quanto tempo non sentite qualcuno dei nostri politici, uno qualsiasi, che sia di maggioranza o di opposizione, che illustri delle riforme per fare ripartire il lavoro, che non pronunci una parola per i disoccupati in Italia, che non riesca a proferire una parola che sia una a tutti quelli che arrancano arrivando per un pelo alla terza settimana del mese e lasciando al destino lo sfacelo della quarta?

    Dico, quanto tempo è che non ascoltiamo qualcuno che senza retorica, senza andare a testa bassa contro un nemico politico qualsiasi, ci dica come farebbe ripartire questa italiota stanca che non può certo aggrapparsi al reddito di cittadinanza?

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    Quanto tempo è passato da quando il migliorare lo stato, la dignità, la retribuzione dei lavoratori fosse il punto principale di qualsiasi comizio politico? Se ci fate caso il lavoro è sparito, la sicurezza sul lavoro si riduce a una corona di fiori quando succede un incidente e tutto il resto è un accapigliassi puerile su tutt’altri temi.

    Il lavoro non esiste nell’agenda politica, nel dibattito pubblico, sui giornali eppure è la prima preoccupazione dei padri di famiglia, dei genitori per i propri figli, di tutti quelli che al mattino non vanno a lavorare ma cercano di lavorare.

    Ma possibile che non si accorgano dei giovani impiantati sui loro computer per mandare quintali di curriculum? Possibile che non vedano le persone che non entrano nel mondo del lavoro perché troppo anziane oppure quelle che vengono rimbalzate perché con troppa poca esperienza in un Paese che sembra relegare volutamente gran parte degli italiani in quel limbo dove tocca inventarsi ogni giornata, con la fatica di non avere un orizzonte più lungo della sera o al massimo del fine settimana.

    Ma davvero nessuno dei nostri politici sente raccontare di chi da anni si trascina con un contratto rinnovato mese per mese che rende impossibile una casa, una famiglia, una speranza ben piantata o semplicemente la dignità di potersi dire lavoratore e non ricercatore di lavoro?

    Anche nell’ultima orribile campagna per le Europee il tema del lavoro è stato usato come slogan per i manifesti, ma non è mai uscito dalle alchimie dei dibattiti televisivi.

    Il problema del lavoro in Italia sembra non esistere più. Rimane solo come singulto disperato su qualche commento social dove qualche povero coraggioso scrive: “Il lavoro! Fate qualcosa per il lavoro!” e viene inghiottito dalla marea di commenti di tifosi l’uno contro l’altro.

    C’è qualcosa di peggio della sparizione del lavoro: la sparizione del problema del lavoro dal dibattito pubblico. Ed è successo. È qui. È ora.

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