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    In Lombardia 104 morti sul lavoro dall’inizio dell’anno. La Cgil a TPI: “Una tragedia inaccettabile”

    Credit: ANSA/ALESSANDRO DI MEO

    Solo nel mese di agosto, in Lombardia hanno perso la vita dieci lavoratori. TPI ha parlato con Massimo Balzarini, segretario Cgil Lombardia

    Di Marta Facchini
    Pubblicato il 13 Set. 2019 alle 18:55 Aggiornato il 17 Set. 2019 alle 12:34

    Morti sul lavoro in Lombardia, Cgil: “Serve un piano nazionale per la prevenzione”

    Un’estate di morti sul lavoro quella passata nelle fabbriche e nei campi in Lombardia. Solo nel mese di agosto, hanno perso la vita dieci lavoratori. Oggi, venerdì 13 settembre, un operaio è stato schiacciato da una pressa in un all’allevamento in provincia di Lecco. Ieri, in una fattoria ad Arena Po, piccolo centro dell’Oltrepo pavese, quattro uomini indiani sono annegati, storditi dai miasmi, in una delle vasche di liquami dell’azienda agricola che avevano rilevato due anni fa. Sono tutti morti per cercare di aiutare uno di loro in difficoltà. “Una tragedia inaccettabile che ci addolora”, commenta a TPI il segretario della Cgil Lombardia responsabile delle politiche di salute e sicurezza, Massimo Balzarini

    I quattro lavoratori sono deceduti con una dinamica molto comune a quella degli incidenti che avvengono nella vasche. Secondo una prima ricostruzione, Singh Tarsem, 44 anni, titolare con il fratello Singh Prem, è entrato nel recipiente di compostaggio dei fertilizzanti, profondo due metri, di sua volontà, durante l’operazione periodica di spurgo effettuata con una cisterna trainata da un trattore. È stato travolto dalle esalazioni tossiche dei liquami. Singh Harminder, 29 anni, e Singh Majinder, di un anno più giovane e in Italia da poco tempo, si sono gettati cercando di salvarlo e sono stati intossicati anche loro dall’anidride carbonica sprigionata dai liquami. 

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    Dall’inizio dell’anno, sono 104 i morti sul lavoro in Lombardia. “È emergenza. E il dato è drammatico non solo perché segna un aumento rispetto allo scorso anno. Gli incidenti mortali nel mese di agosto, che ha registrato dieci decessi, hanno avuto cause ricorrenti, come le cadute dall’alto. Questo ci fa anche capire che non c’è una percezione del rischio, sia tra i lavoratori sia tra i datori di lavoro”, spiega Balzarini. “È necessario formare il lavoratore e i piccoli imprenditori, un aspetto importante come mettere in sicurezza le strutture”.

    Secondo l’ultimo rapporto diffusi dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, nei primi sette mesi dell’anno le vittime sono state 599. Sono dodici in più, il 2 per cento, rispetto ai primi sette mesi dell’anno precedente. E il numero deve anche essere considerato al ribasso perché non tiene conto di alcune categorie non coperte dall’assicurazione Inail, come i vigili del fuoco. O i lavoratori stranieri, impiegati in settori a rischio come l’edilizia e l’agricoltura, che spesso non denunciano perché a nero o poco informati sui loro diritti. 

    Da gennaio a luglio, il settore dell’agricoltura ha registrato un aumento di 22 denunce (da 56 a 78), mentre nel settore dell’Industria e dei servizi ci sono stati dieci casi in meno (da 522 a 512). Dall’analisi dei dati territoriali, emerge un aumento dei casi mortali nell’Italia centrale e meridionale: 10 in più al Centro (da 110 a 120), 15 in più al Sud (da 119 a 134) e 12 in più nelle Isole (da 46 a 58). Nel Settentrione si rileva, invece, una diminuzione di due casi nel Nord-Ovest (da 155 a 153) e di 23 nel Nord-Est (da 157 a 134).

    “I controlli non sono sufficienti e devono essere implementati”, spiega Balzarini. “La sicurezza è ancora vissuta come un costo da un datore di lavoro. È anche il messaggio che aveva trasmesso, lo scorso gennaio, l’ex vicepremier Luigi Di Maio quando aveva ridotto le tariffe Inail per le imprese. Invece, è necessario capire che la sicurezza è un investimento”.

    Al nuovo governo, si chiede “un piano nazionale per la prevenzione. Finora ci sono state solo azioni scoordinate tra diversi tavoli, ma ora la situazione è drammatica”.

    È dello stesso parere ance il leader della Cgil Maurizio Landini, che ha sottolineato la necessità di “cambiare registro” sulle morti bianche perché “siamo di fronte a una strage”. Il segretario generale della Cgil ha auspicato che “il governo convochi davvero un tavolo con le parti sociali e i soggetti interessati, perché c’è un problema di far lavorare insieme questi soggetti e di fare assunzioni negli ispettorati del lavoro e nei servizi di medicina”.

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