Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Economia
  • Home » Economia

    “Vi spiego il Welfare ai tempi dell’Intelligenza artificiale”

    inps

    “All’Inps usiamo l’algoritmo per trovare i cittadini che hanno diritto a una certa prestazione. E li avvisiamo". Intervista a Vincenzo Caridi, direttore generale dell'Inps

    Di Sabrina Sergi
    Pubblicato il 25 Mar. 2023 alle 07:00

    Vincenzo Caridi, direttore generale dell’Inps, quest’anno l’Istituto compie 125 anni. In un contesto storico in cui le politiche di welfare sono sempre più ristrette, si può individuare un percorso futuro coerente con gli obiettivi per cui l’Inps è nato?
    «Direi che se guardiamo ai numeri, anche a livello europeo, l’attenzione al welfare è in realtà cresciuta. L’Inps esercita un ruolo di garanzia nel Paese. Siamo conosciuti per erogare 21 milioni di pensioni, ma negli ultimi anni vanno aggiunte 2,5 milioni di Naspi e dal 2022 garantiamo circa 10 milioni di Assegni Unici a sostegno dei minori: si tratta di una nuova prestazione di inclusione che ha sostituito l’assegno al nucleo familiare. Voglio sottolinearlo perché è una prestazione che guarda alla famiglia. Questi non sono numeri freddi, dietro ogni prestazione c’è un cittadino che ha visto riconosciuto un diritto e non è rimasto solo». 

    Nelle prossime settimane vi sarà l’immissione in ruolo di 4.224 neo-assunti. In che modo influirà sull’identità e sulle prospettive dell’istituto?
    «Il loro primo giorno di servizio sarà il 17 aprile, davvero a breve. Se dovessi descrivere il mondo che troveranno, userei questi termini: stimolante, complesso e con un cuore. Naturalmente, proprio in ragione dei grandi numeri, non siamo un’organizzazione perfetta, non possiamo esserlo proprio perché affrontiamo ogni giorno tantissime criticità e problematiche».

    «Ma questi giovani che stanno per arrivare ci danno la possibilità di costruire un futuro migliore, ne sono fortemente convinto. Stiamo avviando in questi giorni la fase di onboarding anche realizzando nuovi strumenti (sia piattaforme che app) che consentiranno ai neo-assunti di orientarsi al meglio e di essere subito operativi. La macchina dell’istituto è complessa ma ci stiamo impegnando per renderla più semplice e fruibile, sia per gli utenti esterni che per le persone che ci lavorano. Queste piattaforme servono ad avere già da subito una specie di knowledge/management a disposizione dei nuovi assunti sui tanti servizi erogati. Tenga conto che si tratta di più di 400 macro-servizi a cui si può accedere tramite il nostro portale, gli sportelli e la rete dei patronati». 

    Il Pnrr ha coinvolto Inps nell’ambito delle politiche per l’attivazione dei progetti di digitalizzazione e innovazione tecnologica e organizzativa. In che modo affronterete questa sfida?
    «Sicuramente il Pnrr rappresenta un’opportunità per il Paese e per l’Inps. Ci consentirà di sviluppare tanti interventi che avevamo già in cantiere. Gestiremo direttamente 180 milioni di euro per la riprogettazione (e quindi per una nuova modalità di erogazione) di almeno 70 macro-servizi. In questo senso, parlo di una riprogettazione proprio del servizio in un’ottica utente-centrica, con un’esperienza migliorata e con il coinvolgimento diretto dei cittadini».

    «Uno dei progetti a cui tengo particolarmente è quello del consulente digitale, che praticamente permette di trovare i potenziali aventi diritto a una prestazione e quindi avvisarli direttamente sulla base dei requisiti che l’istituto conosce. Diritti inespressi che vengono attivati grazie a un enorme sforzo di semplificazione, sempre nel rispetto dei più elevati standard di privacy, e in questo sicuramente siamo stati favoriti dall’intelligenza artificiale e dalle nuove tecnologie, perché attraverso algoritmi specifici i potenziali beneficiari di questi diritti inespressi riescono appunto a ottenere prestazioni aggiuntive e dovute».

    «Ci siamo però accorti che, affinché un servizio sia efficiente, non basta che ci sia la procedura informatica per erogarlo: è necessario che l’esperienza sia davvero agile per chi deve fruirne. In questo senso, stiamo sviluppando molti servizi che prevedono non solo una domanda pre-compilata da parte del sistema Inps, ma anche la possibilità di inserire informazioni da parte degli utenti che facilitino e velocizzino l’accoglimento della domanda e quindi l’erogazione del servizio. Per la grande mole di dati, informazioni e servizi che si trova a gestire, Inps è stato e sarà sempre un acceleratore della modernità del Paese dal punto di vista della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione». 

    Questo forte approccio al settore digitale, però, comporta il rischio di sovraesporre l’istituto ad attacchi hacker, considerato anche che le istituzioni italiane ne sono sempre più preda, specialmente dopo l’inizio della guerra in Ucraina. A che punto siete con le misure di cybersecurity?
    «Essere esposti a tale rischio è purtroppo l’altra faccia della medaglia della semplificazione attraverso l’innovazione digitale. Per questo calibriamo sempre le azioni che realizziamo. I processi di certificazione Iso 27001 ci hanno consentito di migliorare e innalzare la resilienza del sistema e quindi degli stessi servizi. La strategia di cybersecurity dell’istituto si basa su un approccio non solo squisitamente tecnologico, ma ricomprende una serie di linee di intervento che pongono al centro “il comportamento” dell’utente, un elemento essenziale nella protezione del patrimonio informativo nella lotta al crimine informatico».

    «I furti di identità sono in forte crescita: la Multifactor Authentication ha consentito di innalzare drasticamente il livello di sicurezza, richiedendo fattori aggiuntivi per verificare l’utente. Non meno pericolosi sono i rischi inerenti phishing e smishing (sms apparentemente inviati dal numero Inps) con tecniche sofisticate in continua evoluzione. Anche contro queste condotte criminali abbiamo condotto una campagna informativa che ha coinvolto i social e il nostro portale». 

    L’alto tasso di disoccupazione e la precarietà del lavoro preoccupano i giovani italiani, per i quali la pensione molto spesso è un miraggio. Il senso di sfiducia porta a situazioni di inazione oppure alla ricerca di lavori all’estero e questo diventa un problema per il sistema contributivo. Ci sono delle iniziative da parte dell’Inps per invertire queste tendenze e garantire al contempo la tenuta del sistema?
    «Le proposte normative in tema di welfare in generale, e in tema di lavoro e di previdenza spettano al legislatore, Inps svolge un’altra funzione, che è proprio quella di applicare le norme. Direi però che l’istituto può fare molto per diffondere una cultura previdenziale tra le giovani generazioni».

    »In questo senso la ricorrenza del nostro compleanno, dei 125 anni dalla fondazione dell’Inps, ci ha aiutato a immaginare nuove iniziative: penso per esempio alle “Giornate internazionali di informazione previdenziale” organizzate da Bergamo a Catanzaro, passando per le città europee di Vienna e Stoccarda; o al cammino compiuto nelle scuole, con la settimana di educazione previdenziale “Vivi il presente, guarda al futuro”, dedicato alle nuove generazioni, che ha l’obiettivo di sensibilizzare – anno dopo anno – anche i più giovani».

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version