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    Prezzi di gas e carburanti alle stelle: il Governo prepara il decreto per tagliare le accise. La Procura indaga sugli aumenti

    Credit: ANSA/MASSIMO PERCOSSI
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 14 Mar. 2022 alle 13:02

    La Procura di Roma, dopo il recente e improvviso aumento del prezzo del gas, dell’energia elettrica e dei carburanti, benzina e diesel, ha aperto un procedimento, allo stato senza indagati e senza ipotesi di reato, per verificare le ragioni di questo aumento e individuare eventuali responsabilità. Gli accertamenti sono stati affidati al nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma della Guardia di Finanza.

    “I listini dei carburanti alla pompa hanno superato il record storico del 1976, con i prezzi che in modalità servito raggiungono oggi la media di 2,333 euro al litro per il gasolio, 2,323 euro la benzina” denuncia il Codacons, che oggi stesso presenterà una diffida al governo, indirizzata al premier Draghi, al ministro dell’Economia Daniele Franco, e a quello della Transizione ecologica Roberto Cingolani, affinché intervenga con urgenza sulla tassazione relativa ai carburanti. Si tratta, scrive l’associazione, “di una corsa al rialzo senza sosta dei listini totalmente ingiustificata su cui pesa il fattore speculazione, e che deve portare il governo a interventi immediati”.

    Intanto, il governo italiano sta lavorando a un decreto da approvare in tempi record per evitare l’ennesimo rincaro. Si valuta – secondo il Corriere della Sera – anche un taglio delle accise su benzina e gasolio per avere un risparmio immediato del 10 per cento.

    Entrando nel dettaglio, il governo vorrebbe imporre un tetto massimo al prezzo sull’importazione di gas naturale in Italia. Si parla di 100 euro a megawattora sull’importazione di gas nel primo mese, 90 nel secondo e 80 nel terzo. Non si parla affatto di prezzi al ribasso visto che, un anno fa, gli stessi produttori facevano utili con il metano a 17 euro a megawattora. Ora la quotazione di mercato è, invece, a 131, poco più sopra di quella che vorrebbe imporre, come limite, l’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce. Il limite “europeo”, indicato da Draghi e da Cingolani, invece, era di 80 euro a megawattora. I tecnici di Bruxelles, però, non hanno condiviso la proposta.

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