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    Freelance in Italia: quanti sono e che posto occupano nel mercato del lavoro

    Credit: Pixabay
    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 31 Mag. 2022 alle 16:11 Aggiornato il 31 Mag. 2022 alle 16:12

    Quanti freelance ci sono in Italia? Per rispondere a questa domanda abbiamo preso in rassegna una serie di indagini di settore e, tra queste, è emerso che il nostro Paese sia al primo posto in Europa. Il dato? 3 milioni e 500 mila liberi professionisti registrati solamente nel 2020. Peraltro nel prospetto di Eurostat che fotografa la situazione lavorativa italiana nel 2021 figurano quasi un milione in più di freelance rispetto all’anno precedente. Al tempo stesso sono aumentati in modo repentino anche i siti per freelance, piattaforme di marketplace dove si “vende” e si “acquista” la prestazione del libero professionista. Vediamo nello specifico i dati più interessanti circa il lavoro autonomo in Italia e gli ambiti professionali per i quali si registrano maggiori tassi di occupazione.

    Chi sono i freelance italiani?

    Sono stati definiti in vari modi come liberi professionisti e nomadi digitali. Per l’esattezza i freelance sono lavoratori che hanno colto i cambiamenti derivanti dalla rivoluzione digitale e che hanno messo in piedi un’azienda individuale al servizio di clienti privati e aziende. Sono professionisti con competenze informatiche, matematiche ma anche creative o consulenziali e hanno una spiccata propensione per l’utilizzo di tool e strumenti innovativi. Ad essi si sommano anche fotografi, reporter, addetti stampa, commercialisti, architetti, artisti e tutti colori che lavorano nel ramo del web marketing come editor, copywriter, illustratori, videomaker e così via.

    Quanti freelance ci sono in Italia?

    Dando uno sguardo ai report Istat e ai dati condivisi dalle più autorevoli testate giornalistiche è emerso che solo nel primo trimestre del 2020, in piena pandemia, siano state aperte oltre 150 mila partite IVA. Il dato, confrontato con il medesimo periodo dell’anno precedente, è un tantino sotto la media ma lo si può spiegare a causa della crisi sanitaria, sociale ed economica che ha colpito tutto il Pianeta. La pandemia, difatti, ha destabilizzato il mercato e questo ha spinto moltissime persone a frenare gli entusiasmi e gli investimenti. Per tante altre, invece, la pandemia è stata la scintilla ideale per provare ad investire sul web e sulle proprie capacità professionali. Dopotutto è con la pandemia che il lavoro da remoto si è definitivamente affermato per cui anche le persone con contratto da dipendente hanno sperimentato i vantaggi di poter lavorare in modalità “nomade” grazie alle innovazioni digitali.

    Quanti freelance esercitano in modo continuativo?

    Questo dato è un tantino più complesso da estrapolare. Per prima cosa c’è da considerare il range di guadagno che, nonostante i numerosi interessati al lavoro da freelance risulta essere tra i più esigui in Europa. Da un punto di vista giuridico, infatti, l’attività professionale da freelance si intende una prestazione manuale o intellettuale esercitata in modo abituale. Per alcune professioni è necessario conseguire determinati titoli di studio finalizzati all’iscrizione all’albo mentre, in altri casi, è possibile iniziare a lavorare con una formazione più elastica e orientata al proprio istinto imprenditoriale.

    Secondo i dati analizzati è emerso che oltre il 70% delle nuove aperture di partite IVA ha riguardato persone fisiche mentre il restante capitale umano ha interessato società di capitali, società di persone e quote dei non residenti. Il calo rispetto al 2019 è piuttosto marcato tra le partite IVA di persone fisiche che hanno visto un decremento di oltre venti punti percentuali. Quanto alla distribuzione dei freelance in Italia, invece, la maggioranza è collocata al nord (poco più del 40%) mentre il restante 60% è suddiviso tra il centro, il sud e le isole.

    Quanti freelance sono operativi?

    I dati che sono stati estrapolati dalle statistiche aggregate di Istat e Censis che hanno dimostrato come questo attuale periodo sia significativamente più florido rispetto al quinquennio precedente. Difatti si contano oltre 8 milioni di partite IVA esistenti di cui 6,2 milioni risultano attive. Di queste quasi la metà interessa persone fisiche mentre quasi 2 milioni di professionisti sono iscritti ai rispettivi ordini con i quali generano circa il 6,9% del PIL.

    Nonostante la crescita dei freelance si è registrato un calo impressionante dei guadagni netti che si sono ridotti di circa un quarto. Oggi un libero professionista guadagna in media circa 16 mila euro mentre un dipendente ha un introito annuale quasi pari al doppio. Questo avrebbe spinto i freelance a optare maggiormente per il regime forfettario e, quindi, a causare il crollo a picco dei liberi professionisti a regime di contabilità ordinaria.

    Fonti dati: Istat e Eurostat

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