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    La digitalizzazione delle imprese come “chiave d’accesso” per i mercati globali

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 29 Mar. 2021 alle 12:26 Aggiornato il 8 Lug. 2021 alle 18:01

    In tempi di pandemia l’internazionalizzazione delle imprese sta registrando due nuovi e importanti trend. Mai come nell’ultimo anno, infatti, le aziende hanno dovuto modificare radicalmente le loro abitudini e spostare molte delle loro operatività dal mondo reale a quello digitale.

    “Le imprese proprio in ragione delle pesanti limitazioni di movimento per persone e cose causa Covid-19 – spiega l’avvocato Eugenio Bettella dello studio legale Rödl & Partner – hanno dovuto accelerare il processo di digitalizzazione per dare continuità e sviluppare il loro business, attraverso il digital marketing, l’e-commerce e l’after-sale. Tutti strumenti che consentono alle attività di rimanere nel mercato e di acquisirne nuove quote”.

    Secondo l’osservatorio di Unioncamere, durante il periodo pandemico, quasi un’impresa italiana su tre si è equipaggiata tecnologicamente per la vendita e i pagamenti online.

    “Il trend della digitalizzazione – commenta l’avvocato Bettella – è proprio la ‘chiave d’accesso’ al nuovo modello d’impresa e alla sua internazionalizzazione, con conseguente riduzione dei tempi di comunicazione con la filiera produttiva e il cliente finale, nonché diminuzione dei costi di avviamento. Inoltre, è uno strumento irrinunciabile per le imprese del Made in Italy per inserirsi stabilmente e con successo nei mercati stranieri e nel nuovo mercato globale”.

    La seconda tendenza che negli ultimi mesi Rödl & Partner ha intercettato riguarda l’importante azione da parte di operatori internazionali interessati ad acquistare know-how e impiantistica di matrice straniera.

    “Questo trend – conclude l’avvocato Bettella di Rödl & Partner – si sta inserendo nel contesto di politiche governative di molti Paesi che, per effetto della pandemia, hanno compreso la necessità di rafforzare il proprio tessuto industriale al fine di generare ricaduta occupazionale, autosufficienza produttiva nei settori strategici e, non ultima, competitività internazionale. Questo processo avviene mediante l’importazione di know-how e di macchinari e in questo l’Italia è considerata un’eccellenza da tutti gli operatori che intendono dotarsi di nuovi strumenti industriali per dare sviluppo alla propria attività. E l’Africa, i paesi del Golfo, la Russia e le ex repubbliche sovietiche sono proprio tra i maggiori mercati che guardano all’Italia sotto questa prospettiva”.

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