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    Debito pubblico: cos’è, significato, tassi di interesse, spread. Cosa c’è da sapere

    Di Donato De Sena
    Pubblicato il 5 Giu. 2019 alle 08:15 Aggiornato il 5 Giu. 2019 alle 14:25

    DEBITO PUBBLICODebito pubblico e spread finiscono in queste ore ancora al centro dell’attenzione in Italia, dopo una lettera della Commissione Ue sui conti del nostro Paese, e dopo la preoccupazione manifestata dai mercati per l’esito del voto delle Elezioni Europee. Il differenziale tra rendimento di titoli di Stato italiani e tedeschi è tornato oggi a quota 290 punti, mentre Piazza Affari ha perso l’1 per cento diventando la peggiore Borsa europea.

    Nella giornata di mercoledì 29 maggio è arrivata la lettera di Bruxelles al governo italiano: “Progressi insufficienti sul debito pubblico” (qui tutte le info).

    L’Ue potrebbe aprire una procedura di infrazione che potrebbe portare a una sanzione da 3,5 miliardi di euro per indebitamento eccessivo nel 2018.

    Poi, il 31 maggio, la risposta del ministro dell’Economia italiano Giovanni Tria, in cui non si parla di tagli a quota 100 e reddito di cittadinanza.

    Bruxelles prepara un’ultima contro-risposta: il testo dell’Ue sarà reso pubblico mercoledì 5 giugno, al termine della riunione settimanale della Commissione presieduta da Jean-Claude Juncker, e punterà il dito direttamente contro le misure economiche dell’esecutivo gialloverde e sui loro effetti negativi per i conti italiani, penalizzando la crescita e facendo salire spread e debito pubblico.

    Il debito, rileva Bruxelles, è il secondo dell’Ue e ha un peso pari a 38.400 euro per abitante più un costo annuo per finanziarlo di circa 1000 euro. E sarebbe aumentato con il governo di Salvini e Di Maio (Qui la notizia completa).

    Qui le principali informazioni sul debito.

    Debito pubblico | Cos’è | Significato

    Partiamo dalla definizione. Il debito pubblico è il debito che lo Stato accumula negli anni nei confronti di altri soggetti economici, nazionali o esteri che hanno sottoscritto un credito allo Stato con l’acquisizione di obbligazioni o titoli di Stato, ed è necessario per coprire il proprio fabbisogno monetario.

    I titoli di Stato come Bot, Btp, Cct, Ctz e altri rappresentano quindi il debito che le amministrazioni pubbliche hanno contratto nei confronti dei sottoscrittori, di chi ha acquistato quelle obbligazioni. Ad acquistare i titoli possono essere sia imprese che banche o Stati esteri.

    Le obbligazioni danno diritto ad un rimborso ed è il Ministero dell’Economia a stabilire quanti e che tipo di titoli emettere. I titoli di Stato vengono poi collocati sul mercato attraverso un sistema di asta definito dalla Banca d’Italia. All’asta partecipano direttamente banche e sim, società di intermediazione mobiliare, mentre i risparmiatori possono entrare in possesso delle obbligazioni solo in via indiretta, cioè affidandosi ad intermediari o agli sportelli degli uffici postali.

    Debito pubblico italiano | Rapporto debito/Pil

    Nel 2018 il debito pubblico italiano ha superato in valore assoluto i 2.300 miliardi di euro.

    Ma quando si parla di debito pubblico considera quasi sempre, invece del valore assoluto, quello relativo, il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo. Nel 2018 il debito/pil italiano è cresciuto fino al 132,2 per cento. Ma secondo le ultime previsioni economiche della Commissione Ue nel 2019 dovrebbe salire al 133,7 per cento e poi al 135,2 per cento nel 2020 (con un pil stimato a quota +0,1 per cento nel 2019 e a +0,7 per cento nel 2020).

    Debito pubblico | Procedura d’infrazione

    Si tiene conto rapporto debito pubblico/pil anche nel Patto di stabilità e crescita sottoscritto dai Paesi Ue e nato per assicurare una stabilità di bilancio dei Paesi che condividono la moneta unica.

    La Commissione Ue dovrebbe inviare a breve al governo italiano una lettera per chiedere chiarimenti sulle ragioni che hanno contribuito a un nuovo aumento del debito pubblico, tra 2017 e 2018, proprio perché la tendenza viola le regole del Patto di Stabilità.

    Debito pubblico | Spread

    Il debito pubblico è un problema che la politica in Italia si trova ad affrontare da decenni. Il nostro Paese ha infatti uno dei più alti tassi di indebitamento al mondo che costringe a pagare tassi di interesse più elevati. Per monitorare l’andamento dei tassi in Italia viene costantemente monitorato lo spread tra rendimento dei Btp decennali italiani ed omologhi tedeschi. Si tratta di un modo per verificare anche quanta fiducia ripongono i mercati nei confronti dell’Italia, un giudizio legato anche all’andamento dei conti pubblici.

    Il tasso di rendimento dei titoli di Stato è ovviamente variabile a seconda del momento in cui avviene l’asta ed è strettamente legato al rischio finanziario che il mercato associa all’acquisto dei titoli stessi, alla possibilità dei creditori di essere rimborsati: maggiore è il rendimento di Bot, Btp ed altri e maggiore è il rischio di insolvenza dello Stato, di non essere rimborsati.

    Se un Paese fortemente indebitato come l’Italia fa salire il proprio deficit, cioè peggiora il rapporto tra entrate e uscite, o fa aumentare il debito pubblico, i mercati tendono a considerare la tendenza come un maggior rischio connesso al rimborso dei titoli di Stato. Questo fa calare la domanda dei titoli stessi. Di conseguenza, il rendimento tende a salire. Al contrario, se la tendenza è inversa, se il debito cala e migliora il rapporto tra entrate e spesa pubblica, i tassi tendono a scendere ed è probabile anche un avvicinamento tra i tassi di titoli italiani e tedeschi, quindi un calo dello spread.

    Debito pubblico | Bot | Ctz | Btp | Cct

    I titoli di Stato italiani sono posseduti da milioni di risparmiatori, anche esteri. La diffusione delle obbligazioni è capillare perché risultano acquistabili in una vasta rete di uffici.

    Esistono due tipi di titoli di Stato italiani, quelli senza cedola (come i Buoni ordinari del Tesoro, Bot, e i Certificati del Tesoro a tasso zero, Ctz) e quelli con cedola. I titoli con cedola possono essere a loro volta titoli a cedola fissa (Buoni del Tesoro poliennali, Btp), a cedola indicizzata (Certificati di credito del Tesoro, Cct e Cct Euribor) o con cedola fissa e capitale indicizzato all’inflazione (Btp€1).

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