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    Crisi Covid: Blocco crediti a imprenditori e professionisti

    La crisi causata dal COVID fa emergere un dato allarmante: il 14% delle aziende è costretto a chiudere la propria attività

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 2 Nov. 2020 alle 17:00 Aggiornato il 2 Nov. 2020 alle 17:03

    La situazione è preoccupante. E fa paura soprattutto ad aziende e a categorie di professionisti. Il 72% degli imprenditori italiani dichiara di avere enorme difficoltà a recuperare soldi in tempo, e il 14% di loro afferma di non sapere se riuscire a rimanere parzialmente aperti, o chiudere definitivamente. È questo il dato allarmante che emerge dal sondaggio effettuato su 1.200 imprese e professionisti, commissionato dal Gruppo IREC, azienda specializzata nella gestione e nel recupero del credito.

    Ma non è tutto. Con l’entrata in vigore del nuovo DPCM del 26 ottobre 2020 che impone nuove chiusure per intere categorie (parchi divertimento, palestre, centri benessere) e pesanti limitazioni per altre (ristoranti, pizzerie, bar, pasticcerie, gelaterie), si teme un peggioramento dell’incidenza di questi fenomeni che da qui alla fine dell’anno potrebbero crescere di un ulteriore 11%, rendendo la ripartenza estremamente difficoltosa, se non addirittura impossibile.

    “Le aziende nella situazione post covid19, hanno registrato un calo del fatturato medio del 20%, ma a preoccupare maggiormente è il calo dell’utile medio che si attesta addirittura a -37%”, spiega il presidente del Gruppo IREC, Victor Khaireddin. “Quando parliamo di utile, parliamo del dato più delicato e cioè del guadagno vero e proprio che si riesce a generare. In questo caso ci troviamo a dover affrontare un mercato in cui un’azienda dalla propria attività non riesce quasi più a metter da parte danaro, con il quale dovrebbe fare investimenti, nuove assunzioni, pagare tasse.”

    “Il governo da subito si è mosso per evitare un flusso di licenziamenti che sarebbe stato insostenibile per le casse dello stato, con la successiva richiesta di ammortizzatori sociali per i quali tutti avrebbero inoltrato domanda. È anche vero, però, che gran parte dell’incombenza è stata lasciata sulle spalle delle imprese che, non avendo più richieste da parte dei propri clienti, si sono ritrovati a dover mantenere il proprio personale e spesso a dover anticipare la cassa integrazione, che abbiamo visto essere arrivata con grande ritardo. In questo, il tema dei mancati incassi impatta notevolmente, azzerando completamente le casse già in difficoltà della maggior parte delle aziende”.

    In questo scenario, da metà settembre il Gruppo IREC ha registrato una piccola ripresa sui volumi di incassi dei clienti, facendo quindi sperare in un ritorno alla normalità.

    “Ma con l’ombra di un imminente un nuovo lockdown, questo ritorno alla normalità si allontana definitivamente. Quello che ci si aspetta ora dal governo è che ogni misura presa sia chirurgica, sia ristretta al solo territorio in cui c’è bisogno di un intervento e solo per il breve lasso di tempo in cui tale intervento è necessario. Se a marzo c’era bisogno di una ‘chiusura totale’, ora invece c’è bisogno di una ‘chiusura di precisione’, conclude Khaireddin.

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