Mentre in Italia si discute di semplificazioni fiscali e incentivi alle imprese, un fenomeno poco raccontato ma in costante crescita continua ad attirare l’attenzione degli analisti economici: la scelta di migrare il proprio progetto imprenditoriale verso il Regno Unito.
Nonostante la Brexit e le incognite geopolitiche, nel 2024 migliaia di imprenditori italiani hanno scelto di aprire un’attività in Inghilterra, alla ricerca di un ambiente più agile, rapido e prevedibile.
Si tratta di una tendenza che coinvolge non solo startup digitali o professionisti nel settore della consulenza, ma anche piccole imprese tradizionali, attività di e-commerce e società che operano in servizi internazionali. A spingere questa migrazione non è semplicemente la promessa di una tassazione più bassa, ma un mix di fattori che negli anni hanno reso il Regno Unito uno dei sistemi più business-friendly d’Europa.
Il modello inglese tra fiscalità chiara e burocrazia ridotta:
Per comprendere il richiamo del mercato britannico, è sufficiente guardare alla struttura economica del Paese. La tassazione è semplice, lineare e calcolata sui profitti effettivamente prodotti. A differenza del sistema italiano, che richiede anticipi e contributi obbligatori anche in assenza di utili, nel Regno Unito l’imposizione si applica esclusivamente al guadagnato reale, consentendo una pianificazione più trasparente.
La burocrazia, inoltre, pesa meno. L’intero processo di costituzione di una società, solitamente una Private Limited Company, può essere completato online in poche ore, con documentazione digitalizzata e un iter molto più snello rispetto alla maggior parte dei Paesi europei. Anche la gestione successiva è semplificata: bilanci, dichiarazioni fiscali e adempimenti vengono trasmessi attraverso piattaforme governative intuitive e standardizzate.
Un altro elemento che spesso sorprende gli imprenditori italiani è la soglia di fatturato per la registrazione all’IVA: nel Regno Unito è fissata a 90.000 sterline, un limite che permette a molte micro-imprese e startup di muovere i primi passi senza il peso di adempimenti complessi.
Brexit non ha fermato chi vuole fare impresa: cosa cambia davvero
L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ha complicato aspetti come la logistica, l’import-export e la mobilità dei lavoratori. Eppure, per chi vuole aprire una società, il quadro resta sorprendentemente favorevole.
Costituire una società nel Regno Unito non richiede la residenza sul territorio, né un visto, purché l’imprenditore rispetti le regole fiscali relative alla residenza effettiva e alla gestione delle attività. È proprio in questo punto che molti commettono errori: una società formalmente inglese ma gestita dall’Italia può essere considerata fiscalmente italiana, con rischi di doppia imposizione.
La Brexit, quindi, non ha reso impossibile aprire un’attività oltremanica, ma ha aumentato la necessità di conoscere a fondo il rapporto tra normativa italiana e britannica. La corretta gestione contabile e fiscale è diventata un fattore decisivo per operare senza rischi.
Quali settori trovano oggi maggiori vantaggi in una società UK:
Se un tempo scegliersi il Regno Unito era una strategia prevalentemente fiscale, oggi la ragione principale è la competitività.
Molti imprenditori italiani scelgono Londra o altre città inglesi perché una società registrata nel Regno Unito è percepita come più affidabile e orientata agli standard internazionali. Questo è particolarmente vero nei settori digitali, tecnologici e professionali, dove la credibilità pesa quanto la qualità del servizio.
Le attività più dinamiche nel panorama inglese includono la consulenza informatica, il marketing digitale, la formazione online, l’e-commerce e la gestione di operazioni internazionali B2B. In questi ambiti, operare con una struttura britannica può favorire le collaborazioni con aziende estere, l’accesso a investitori e una più agevole espansione verso altri mercati.
Aprire una società nel Regno Unito: cosa serve davvero per partire
La procedura tecnica è sorprendentemente semplice, ma richiede una buona pianificazione. AccountsCo aiuta le aziende nel progettare una pianificazione efficace scegliendo la struttura societaria appropriata, registrando la società alla Companies House, ottenendo un indirizzo legale valido e predisponendo la gestione contabile annuale secondo gli standard inglesi e molto altro ancora.
L’apertura di un conto aziendale può richiedere più tempo se l’imprenditore non risiede nel Regno Unito, ma esistono soluzioni digitali e istituti bancari che semplificano il processo.
Un punto critico è la gestione fiscale: ogni società inglese, anche se inattiva, deve presentare bilanci e dichiarazioni annuali. La mancata conformità può comportare sanzioni e la chiusura forzata della società. Allo stesso modo, la valutazione della residenza fiscale, sia del director sia della società, è fondamentale per evitare contestazioni da parte delle autorità italiane o britanniche.
Londra resta un hub internazionale, Brexit o non Brexit:
Nonostante le trasformazioni degli ultimi anni, Londra rimane uno dei centri economici più dinamici al mondo. La presenza di fondi d’investimento, incubatori, professionisti specializzati e una cultura imprenditoriale orientata alla sperimentazione continua a rendere la capitale inglese un punto di riferimento globale.
Molti dati confermano questo trend: le nuove società fondate da imprenditori europei mostrano tassi di crescita elevati e un posizionamento competitivo superiore rispetto alla media dell’eurozona. L’ecosistema britannico, pur uscito dall’UE, continua ad attirare innovazione e capitali.
Aprire una società in Inghilterra nel 2025 è ancora una scelta strategica?
La risposta è sì, ma con una precisazione: aprire una società nel Regno Unito nel 2025 può essere una scelta altamente vantaggiosa solo se accompagnata da una pianificazione accurata.
Il sistema inglese offre semplicità burocratica, fiscalità più prevedibile e una reputazione internazionale che aiuta soprattutto nei settori digitali e professionali. Tuttavia, la Brexit ha reso più importante conoscere le regole che disciplinano la residenza fiscale, la contabilità e gli adempimenti transfrontalieri.
Per gli imprenditori italiani che cercano un contesto più snello, competitivo e proiettato verso il mercato globale, il Regno Unito rappresenta ancora oggi uno dei migliori ecosistemi in cui avviare e far crescere un progetto imprenditoriale.
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