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Ricordando Italo Calvino

Italo Calvino. 1984. Credit Image: © Ulf Andersen/Aurimages via ZUMA Press

"Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane". Il 19 settembre 1985 moriva il grande autore italiano

Di Stefano Mentana
Pubblicato il 19 Set. 2018 alle 14:00 Aggiornato il 15 Ott. 2020 alle 11:35

Italo Calvino nacque nel 1923 a Santiago de Las Vegas, a Cuba, dove il padre era andato a lavorare. Tornò presto in Italia e partecipò alla resistenza nelle Brigate Garibaldi. Da questa esperienza trarrà ispirazione per il suo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno. Scrisse numerose opere nel dopoguerra, tra cui La trilogia del nostri antenati, costituita da Il visconte dimezzato, Il barone rampante e Il cavaliere inesistente. Racconti fantastici legati dal tema dell’incompiutezza e della leggerezza.

Una versione portoghese de Il barone Rampante

Una versione francese de Il cavaliere inesistente

Le cosmicomiche 

 

Una versione inglese di Le città invisibili

Di seguito una citazione tratta da Il visconte dimezzato:

“Da parte loro non s’imbarcarono in affermazioni di fede, anche per timore di dire cose teologicamente errate. Così finirono in vaghi discorsi caritatevoli, disapprovando ogni violenza e ogni eccesso. Tutti d’accordo, ma l’insieme fu un po’ freddo”.

Di seguito una citazione di Italo Calvino, tratta da Esattezza – Lezioni Americane, 1988.

“In realtà sempre la mia scrittura si è trovata di fronte due strade divergenti che corrispondono a due diversi tipi di conoscenza: una che si muove nello spazio mentale d’una razionalità scorporata, dove si posso tracciare linee che congiungono punti, proiezioni, forme astratte, vettori di forze; l’altra che si muove in uno spazio gremito di oggetti e cerca di creare un equivalente verbale di quello spazio riempiendo la pagina di parole, con uno sforzo di adeguamento minuzioso dello scritto al non scritto, alla totalità del dicibile e del non dicibile. Sono due diverse pulsioni verso l’esattezza che non arriveranno mai alla soddisfazione assoluta: l’una perché le lingue naturali dicono sempre qualcosa In Più rispetto ai linguaggi formalizzati, comportano sempre una certa quantità di Rumore che disturba l’essenzialità dell’informazione; l’altra perché nel render conto della densità e continuità del mondo che ci circonda il linguaggio si rivela lacunoso, frammentario, dice sempre qualcosa in Meno rispetto alla totalità dell’esperibile”.

La copertina di Lezioni Americane

VIDEO Intervista a Italo Calvino sulla pluralità linguistica della sua famiglia e sui suoi metodi di scrittura

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