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“Una rivoluzione per la sostenibilità”: a Lucca la prima edizione del “Pianeta Terra Festival”

Di Marta Vigneri
Pubblicato il 14 Set. 2022 alle 17:27 Aggiornato il 14 Set. 2022 alle 18:05

Ci sono tanti festival, ma non sono tutti uguali, si distinguono per la qualità e fino ad oggi in Italia non si era ancora organizzato un evento del genere”, così il botanico e accademico Stefano Mancuso ha introdotto oggi a Roma la prima edizione del “Pianeta Terra Festival“, ideato e organizzato dagli Editori Laterza e promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, che si terrà dal 6 al 9 ottobre a Lucca per la direzione scientifica di Mancuso. Quattro giorni per riflettere sullo stato di salute del nostro Pianeta, immaginare un futuro diverso da quello che oggi si prospetta e favorire una “conversione ecologica“, quella che secondo il saggista può garantire una vera transizione verso un futuro più sostenibile per l’uomo e per l’ambiente. Una “rivoluzione per la sostenibilità”, come recita lo slogan del Festival.

“La transizione ecologica si avrà, tra qualche decennio, solo quando otterremo una conversione ecologica – spiega Mancuso nel corso della conferenza stampa organizzata nella sede della Casa Editrice – quando cioè tramite l’educazione e la cultura capiremo che ogni nostro comportamento ha un impatto sull’ambiente“. Da qui la necessità di creare un evento interdisciplinare, un dialogo tra persone che “non vengono da discipline identiche ma che possono intersecarsi”, aggiunge la direttrice editoriale Anna Gialluca. Tra gli ospiti della rassegna dunque non solo ecologisti o economisti, ma anche musicisti, urbanisti, imprese, architetti, profili diversi che si confronteranno su un terreno comune: quello, appunto, della vita del Pianeta. Lo psicanalista Vittorio Lingiardi rifletterà sui “paesaggi della psiche”, il Maestro Gian Paolo Mazzoli eseguirà la Sinfonia n. 2 di Ezio Bosso, ispirata alla “foresta dei violini” della Val di Fiemme, dove crescono i cosiddetti abeti di risonanza e dove liutai di tutto il mondo, a partire dallo stesso Stradivari, sono sempre andati a selezionare i legni per i propri strumenti.

L’architetto Mario Cucinella parlerà di come costruire edifici e città sostenibili, lo scrittore Adrian Fartade interpreterà un monologo umoristico sull’Armageddon che incombe. Tra i protagonisti di respiro internazionale Raj Patel, economista, attivista e studioso di politiche alimentari, affronterà una delle grandi domande del nostro secolo, e cioè come nutrire in modo sostenibile una popolazione mondiale che raggiungerà i 10 miliardi. Il Premio Nobel per l’Economia Esther Duflo dialogherà poi con il Ministro Enrico Giovannini sul legame tra crisi climatica e povertà; l’antropologo Eduardo Kohn discuterà di come ricominciare da una nuova ecologia del sé; due biologi di fama internazionale, Merlin Sheldrake e Menno Schilthuizen, a partire dalle loro ricerche, racconteranno rispettivamente il più misterioso dei 5 regni del vivente – l’ordine nascosto dei funghi – , e il modo in cui gli animali e le piante si adattano a un’urbanizzazione sempre più estesa.

“Il problema del riscaldamento globale è il più grande con cui l’umanità abbia avuto a che fare nel corso del tempo e deve interessare tutti gli ambiti, dall’economia all’arte, che insieme devono concorrere alla soluzione”, continua Mancuso. “Il 2020 – spiega – non sarà ricordato come l’anno del Covid, ma come quello in cui il peso dei materiali prodotti dall’uomo ha superato quello della vita dell’uomo sulla terra. In Cina in un anno è stata prodotta la stessa quantità di cemento che gli Stati Uniti hanno prodotto in un secolo: il motivo per cui deve esserci Pianeta Terra Festival è che l’ambiente non è una delle cose che ci interessa tra le tante, ma da cui proviene tutto il resto”. Di fronte a problemi di tale portata non ci si può permettere insomma di discutere in modo “non efficiente”, è necessario invece riflettere su numeri e dati e compiere una rivoluzione culturale attraverso la scoperta di cose che “non si sanno di non sapere”. Un’esperienza diversa da quella auspicata da Socrate e offerta dai motori di ricerca, dove si cerca in prima persona proprio quello che si sa di non conoscere, e più simile a quella vissuta in una libreria in cui si inciampa per caso in autori o opere che non si conoscevano e non si stavano nemmeno cercando, aggiunge l’editore Giuseppe Laterza citando l’opera britannica “L’ignoto ignoto”, di Mark Forsyth, tradotto in Italia da Laterza. Favorire questo tipo di conoscenza è l’obiettivo del Festival.

 

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