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Le lettere d’amore tra Nietzsche e la psicanalista che lo fece innamorare

In occasione della nascita di Lou Salomé (la psicanalista che fece innamorare Friedrich Nietzsche) ecco l'epistolario d'amore fra i due, significativo e interessante per comprendere meglio il celebre filosofo

Di Vincenzo Fiore
Pubblicato il 12 Feb. 2019 alle 07:04 Aggiornato il 12 Feb. 2019 alle 07:14

E quanto pesante è diventato anche il dovere di un amico, che adesso ancora giunge a me. Io volevo vivere solo. Ma poi il dolce uccello, Lou, è volato sulla mia strada, e io credetti che fosse un’aquila. E allora volli avere l’aquila intorno a me. Venga su, io soffro troppo per averla fatta soffrire. Lo sopporteremo meglio insieme.

Il 13 marzo 1882 lo scrittore Paul Rée incontra a Roma una giovane russa di nome Lou von Salomé (San Pietroburgo, 12 febbraio 1861 – Gottinga, 5 febbraio 1937). Rée scrive subito una lettera all’amico Friedrich Nietzsche, per parlargli di questa bellissima e fervente ammiratrice di Wagner. Il filosofo a sua volta risponde: «Ho sete di anime così». Quattordici giorni dopo, a scrivere a Nietzsche di Lou, è la scrittrice tedesca Malwida von Meysenbug: «Mi sembra sia giunta nel pensiero filosofico agli stessi risultati cui Lei è giunto, cioè all’idealismo pratico, con l’eliminazione di ogni presupposto metafisico». La curiosità nel filosofo, non poteva che crescere. Fra il 23 e il 24 aprile, a San Pietro, Nietzsche si trova di fronte alla giovane Lou, alla quale si rivolge con le seguenti parole: «Cadendo da quali stelle ci siamo venuti incontro fin quaggiù?».

Il voto di solitudine crolla improvvisamente, l’autore dell’annuncio della morte di Dio non riesce a smettere di pensare a quella brillante e affascinante psicoanalista: «Quando sono completamente solo, spesso, molto spesso, pronuncio il Suo nome […]. Si dice che non sia mai stato così sereno nella mia vita come ora». Nietzsche non fu il solo a perdere la ragione per l’autrice de La materia erotica. Scritti di psicoanalisi (uno dei primi e fondamentali studi sul complesso di Elettra, di recente ripubblicato da Mimesis, a cura di Jutta Prasse), molti altri illustri personaggi lo avevano già fatto o lo faranno in seguito. A partire dal suo precettore Hendrick Gillot, per continuare con il filosofo Hermann Ebbinghaus, il sociologo Ferdinand Tönnies, l’orientalista Friedrich Carl Andreas, il naturalista Gerhart Hauptmann, lo scienziato Friedrich Pineles, il poeta Rainer Maria Rilke, probabilmente Sigmund Freud, con il quale lavorerà a delle ricerche sulla sessualità, e, infine, lo psicanalista Viktor Tausk.

 

Nietzsche fu tra i primi a chiedere la mano di Lou, ma venne rifiutato, tuttavia non saltarono i progetti di studio insieme. Seguirono altre proposte, con esito sempre negativo. Intanto, sempre nel 1882, viene scattata a Lucerna la famosa fotografia che ritraeva Rée e Nietzsche aggiogati a un carro e Lou con una frusta, immagine che indignerà non poco la madre e la sorella del filosofo. Anche le pubblicazioni di Nietzsche risentirono degli influssi di Lou, nel libro IV della Gaia Scienza egli scrive: «Che ci dovessimo diventare estranei è la legge incombente su di noi: ma appunto per questo dobbiamo ispirarci una maggiore venerazione! Appunto per questo il pensiero della nostra trascorsa amicizia deve diventarci più sacro! Esiste verosimilmente un’immensa invisibile curva e orbita siderale, in cui le nostre diverse vie e mete potrebbero essere intese quali esigui tratti di strada, innalziamoci a questo pensiero! Ma la nostra vita è troppo breve, troppo scarsa la nostra facoltà visiva per poter esser più che degli amici nel senso di quella nobile possibilità. E così vogliamo credere alla nostra amicizia stellare, anche se dovessimo essere terrestri nemici l’un l’altro».

Le lettere d’amore di Nietzsche alla giovane Lou, sono oggi raccolte nella nuova edizione proposta da “il melangolo” con il titolo Da quali stelle siamo caduti? (a cura di Selena Pastorino). C’è chi arriva a sostenere che senza il cuore spezzato del filosofo tedesco, non avremmo avuto Così parlo Zarathustra; allora quella che è stata una tragedia personale, un altro piccolo passo verso il crollo mentale del 1889, sembra essersi rivelata, al contrario, un’energia creativa il cui prodotto ha rappresentato una pietra miliare per la storia del pensiero. D’altronde, proprio Lou, in Riflessioni sull’amore scriveva che è sempre una stella irraggiungibile quella che noi amiamo, e che ogni amore nasconde sempre una tragedia segreta: «ma proprio per il fatto di esserlo riesce ad avere effetti così potentemente produttivi».

Non ho creato il mondo e Lou: vorrei averlo fatto – allora porterei io solo tutte le colpe del fatto che tra noi sia andata così.

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