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La mostra di Escher a Palazzo Bonaparte prorogata a grande richiesta fino al 5 maggio 2024

Di Fabio Milani
Pubblicato il 29 Mar. 2024 alle 10:58 Aggiornato il 29 Mar. 2024 alle 10:59

Ancora poco tempo per visitare questa mostra retrospettiva con oltre 300 opere del grande artista olandese rivalutato solo recentemente nonostante la sua vita sia stata interamente dedicata all’arte.  

L’esposizione, curata da Federico Giudiceandrea, uno dei maggiori esperti al mondo dell’artista, e da Mark Veldhuysen, presenta le opere più belle di Escher e tra queste “Mano con Sfera riflettente”, “Vincolo d’ Unione”, “Metamorfosi II”, “Giorno e Notte”, “Relatività’” (ispirato dalle famose Prigioni del Piranesi) i 12 notturni romani e ci porta nel suo mondo illusionario e ingannevole un vero e proprio iperspazio. Grande incisore, grafico, litografo e disegnatore era Innamorato di Roma e dell’Italia. 

Maurits Cornelis Escher (1898-1972) ci si trasferisce nel 1923 e ci rimane fino al 1935 vivendo con la sua famiglia in un villino a Monteverde vecchio e precisamente in via Poerio, 122. La cosa incredibile di questo grande personaggio è che in tutto questo tempo che è vissuto a Roma non ci siano racconti e prove di frequentazione con altri artisti romani e italiani. Forse perché quest’ultimi lo vedevano come un pubblicitario o forse perché il suo carattere non era molto aperto agli altri. Se pensate che ad una richiesta cordiale ed amichevole di Mick Jagger di commissionare un suo lavoro per la copertina di un suo album musicale, lui rifiutò in maniera categorica facendosi dare del lei. 

Era comunque una persona libera dedita allo studio della geometria e della fisica. Un giorno arrivò suo figlio da scuola e lo trovò vestito da balilla. Rimase scioccato da quella scena. Era il 1935 e si apprestavano le leggi razziali del 1938. Lui senza pensarci due volte prese baracca e burattini e se ne andò dalla sua amata Roma partendo per la Svizzera che purtroppo non gli piaceva, sognando sempre il mare del sud d’Italia. Nel 1936 approfittò di tornare in Spagna dove era stato da bambino ma diverse vicissitudini negative lo portarono a tornare nei Paesi Bassi dove rimase fino alla sua morte che avvenne nel 1972 a soli 74 anni. 

L’esposizione ha anche una componente interattiva con il pubblico che può addirittura diventare protagonista degli iperspazi di Escher, partecipando anche fisicamente alle sue illusioni ottiche. Ovviamente vengono in mente i riferimenti del passato dal Piranesi a Louis Albert Necker fino ad approdare al grande Victor Vasarely con la sua “cineteca visiva”. 

L’ultima sala mostra una buona parte di suoi lavori commissionati e di suoi contributi visto che la sua notorietà la raggiunse solo in tarda età. Disegnò francobolli e banconote per lo stato, bigliettini di auguri ed etichette per l’editoria. Nel 1967 realizzò un vero capolavoro con l’incisione alta sette metri dal titolo “Metamorfosi II” per il palazzo delle poste dell’Aia. 

Rispetto alla mostra che si tenne nel 2014 al Chiostro del Bramante questa è decisamente più completa, più partecipativa e più ricca visto che ha esposte il doppio delle opere. 

Senza dubbio Roma riconosce finalmente a questo grande artista dell’iper-suggestione del disegno l’importanza che meritava. Direi che anche questa è una mostra da non perdere. 

(Foto Fabio Milani)


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