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Le architetture in rete metallica di Edoardo Tresoldi al Coachella 2018

Credit: Roberto Conte

Le tre strutture vuote dell'artista hanno respirato attraverso le nuvole e il vento, in uno scambio continuo con gli sterminati paesaggi del deserto californiano

Di Marta Perroni
Pubblicato il 24 Apr. 2018 alle 16:29 Aggiornato il 25 Apr. 2018 alle 10:58

Edoardo Tresoldi, nominato da Forbes tra gli artisti europei più influenti, è un giovane scultore milanese noto in tutto il mondo per le sue immense cattedrali di rete metallica ispirate all’architettura barocca.

La sua più recente installazione è “Etherea”, un’opera site specific esposta al festival Coachella Valley Music and Arts Festival, uno degli eventi più importanti della scena artistica contemporanea che si è appena concluso a Indio, in California.

Il festival ha ospitato quest’anno sette grandi installazioni d’arte contemporanea create da una prestigiosa rosa di artisti provenienti da tutto il mondo.

Con opere che comprendono altre installazioni site-specific e sculture sulla realtà aumentata, quest’anno il festival ha creato un’esperienza visiva coinvolgente e viscerale invitando i partecipanti a mettere in discussione ciò che percepiscono come familiare.

Gli artisti di quest’anno erano NEWSUBSTANCE (Regno Unito), Edoardo Tresoldi (Italia), Simon Vega (El Salvador), R & R Studios (Argentina / USA), Randy Polumbo (Stati Uniti), Adam Ferriss (Stati Uniti), Katie Stout (Stati Uniti).

E infatti, l’opera di Tresoldi inserita in questo contesto, dopo le sue precedenti esperienze a vari festival come Life Is Beautiful, Roskilde, The Secret Garden Party, Eaux Claires e DERIVE, è composta da tre grandi strutture di tre diverse dimensioni, rappresenta il culmine della sua ricerca strettamente connessa all’ambito musicale.

Credit: Roberto Conte

La sua indagine infatti è incentrata sulla percezione esperienziale dello spazio e sul rapporto con gli elementi del paesaggio e sulla creazione di un legame particolare con l’ambiente musicale che la ospita.

Le tre sculture trasparenti di “Etherea” ispirate alle architetture barocche e neoclassiche, hanno forma identica ma dimensioni diverse e sono disposte assialmente secondo altezze crescenti di 11, 16,5 e 22 metri.

“Etherea” si struttura così in un percorso percettivo crescente che utilizza l’architettura come luogo e strumento della contemplazione, uno spazio specifico dove il cielo e le nuvole sono visibili e vengono raccontate attraverso il linguaggio architettonico classico.

Il gioco ottico di prospettive e rapporti dimensionali, generato dal passaggio del pubblico attraverso le tre sculture e le tre scale di misura, riduce o amplifica la distanza tra uomo e cielo proprio grazie alla trasparenza della rete metallica.

Secondo l’artista “se, citando Christian Norberg-Schulz, il cielo è grande come lo spazio da cui è visto, allora, quando l’architettura si espande, quello stesso cielo apparirà sempre più distante e l’osservatore si sentirà come se si stesse restringendo, liberare più spazio per contemplare le nuvole”.

La trasparenza della Materia Assente, espressa attraverso i filtri intrecciati della rete metallica, influenza e incorpora lo spazio. Le architetture vuote di Etherea hanno respirato attraverso le nuvole e il vento, in uno scambio continuo con gli sterminati paesaggi della California.

Credit: Roberto Conte

“Il suo linguaggio trasparente filtra e accoglie la forte dimensione naturale del deserto, un luogo caratterizzato da una relazione essenziale tra i suoi elementi, arricchendolo di punti di fuga frammentati e prospettive aumentate” spiega l’artista.

“L’installazione gioca ironicamente sul dualismo tra l’esperienza pura e quella filtrata che si inglobano una dentro l’altra, compenetrandosi, per poi lasciare al centro di tutto l’uomo.

Nel passaggio da una realtà macro a una più ristretta, il corpo umano si fa chiave di lettura, mezzo di scoperta, unità di misura e luogo dell’esperienza proprio come l’architettura stessa. Si instaura quindi un’analogia tra uomo, architettura e ambiente circostante” prosegue.

Legata all’aspetto ricreativo del festival e pensata per un’interazione continua con gli spettatori“Etherea” è un’opera pubblica ma effimera posta all’interno del festival Coachella inteso come una grande città temporanea.

Credit: Roberto Conte

Il festival è lo spazio e la dimensione ideale, per Tresoldi, in cui proseguire il racconto scultoreo dell’effimero: una realtà sospesa e attesa da mesi, un’entità che rende “evento” tutti gli elementi al suo interno, ma anche uno spazio pubblico che svanisce una volta terminato l’avvenimento.

Questo luogo temporaneo ha infatti trovato la sua sublimazione nell’opera di Tresoldi “disegnata dall’espressione massima del transitorio: le nuvole, autrici di architetture di passaggio che traslano la maestosità del cielo in cupole effimere”.

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