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    Un angolo di Giappone a Roma: la storia dei ciliegi dell’Eur

    Ciliegi in fiore al laghetto dell'Eur. Credit: Stefano Mentana
    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 30 Mar. 2021 alle 16:21

    Se Roma si è meritata l’appellativo di “Caput Mundi” è anche perché questa città ospita una quantità incredibile di frammenti del resto del mondo. Nella città eterna si possono trovare obelischi egizi, strade nascoste che ricordano le vie londinesi, opere di artisti di tutto il mondo e persino ciliegi giapponesi, come quelli che sorgono nella passeggiata attorno al laghetto dell’Eur e dove ogni anno romani, curiosi, cittadini del Sol Levante e appassionati di cultura orientale si riuniscono per celebrare l’hanami. Una tradizione che, purtroppo, si è dovuta interrompere a causa della pandemia.

    L’hanami è un’usanza tipica del Giappone che si basa sulla contemplazione del sakura, il fiore di ciliegio, uno dei simboli del Paese. Quando arriva la primavera e con essa gli alberi sono in fiore, migliaia di giapponesi si recano nei parchi delle proprie città per trascorrere del tempo insieme in mezzo agli scenografici sakura.

     Credit: Stefano Mentana

    Il fiore di ciliegio non passa inosservato: il suo colore di solito è bianco ma può essere anche rosa, e ricopre completamente le chiome degli alberi. I principali parchi giapponesi, come quello di Ueno, a Tokyo, si tingono letteralmente di bianco con la fioritura dei ciliegi e con i petali vengono sull’erba dal vento. Ma la fioritura dei ciliegi dura relativamente poco, e proprio questa sua fragilità lo fa essere un simbolo delle caducità della vita.

    Ma cosa c’entra tutto questo con Roma? Cosa c’entra questa cultura così lontana con il laghetto dell’Eur?

    Facciamo un passo indietro. Nel 1959 Roma si apprestava a ospitare le Olimpiadi dell’anno successivo. Tale evento per l’Italia significav molto: prima di tutto lasciarsi alle spalle il recente passato del regime fascista e mostrarsi al mondo come un Paese nuovo, pronto ad accogliere tutte le nazioni in uno spirito di rinnovato dialogo globale, come già poco prima aveva fatto con il Giubileo del 1950.

    Le grandi opere volute nei decenni precedenti dal fascismo, in particolare quelle rimaste incompiute, cambiarono volto e funzione, a partire dal nuovo quartiere dell’Eur, che avrebbe dovuto ospitare l’esposizione internazionale dell’E42, mai svolta a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale. La costruzione del quartiere viene dunque ripresa e la sua funzione è in parte cambiata: non più semplicemente un polo fieristico, ma uno dei centri principali delle Olimpiadi, mantenendo anche una funzione espositiva e direzionale e soprattutto mantenedo un respiro internazionale.

    Accanto alla Chiesa dei Santi Pietro e Paolo e al Colosseo Quadrato vengono costruiti il Palazzo dello Sport e il Velodromo olimpico, mentre il Palazzo dei Congressi viene attrezzato ospitare le gare di scherma e le strade vengono progressivamente dedicate a continenti, discipline sportive, rami della scienza e figure illustri di altri Paesi. L’Eur vuole essere pronto a ospitare il mondo e presentarsi come quartiere internazionale della Roma che si è lasciata alle spalle la catastrofe bellica.

    In questo contesto, Roma riceve visite di dignitari stranieri, tra cui quella del premier giapponese Nobosuke Kishi. Anche il Giappone, come l’Italia, voleva lasciarsi alle spalle lo spettro dell’alleanza con Hitler e mostrarsi come un Paese rinnovato, ed entrambi i Paesi, che di lì a poco avrebbero ospitato le Olimpiadi del 1960 e del 1964 volevano mostrare di essere sì amici, ma secondo presupposti completamente diversi da quelli che li avevano portati ad aderire all’Asse. Kishi, dunque, donò a Roma 2.500 ciliegi da fiore giapponesi, che vennero piantati intorno al laghetto del nuovo quartiere che si apprestava ad accogliere il mondo. Nella “Caput Mundi” si aggiungeva così una testimonianza e un simbolo di una cultura fisicamente lontana, ma quantomai amica.

    Il sentiero che passa intorno al laghetto dell’Eur venne dunque chiamato Passeggiata del Giappone, per celebrare l’amicizia tra i due Paesi.  Col passare del tempo i romani hanno scoperto la tradizione dell’hanami, e col passare del tempo sempre più romani hanno iniziato a riunirsi per pic nic e momenti di svago e spensieratezza sotto i ciliegi dell’Eur all’arrivo della primavera.

    Purtroppo la pandemia di coronavirus ha portato alla sospensione di momenti come i pic nic e i grandi pranzi in compagnia, e per questo nel 2020 e nel 2021 il classico hanami dell’Eur non si è potuto svolgere. Confidiamo che per il 2022 questa tradizione possa riprendere, grazie anche a una campagna vaccinale che vede proprio all’Eur, nell’avveniristico edificio della Nuvola, uno dei suoi poli principali.

    Il laghetto dell’Eur è il luogo di Roma più famoso per poter vedere i ciliegi giapponesi, ma non è l’unico. Essi si trovano infatti anche all’Istituto di cultura giapponese di Via Gramsci, all’orto botanico e, seppur meno scenografici, a Via Panama, anch’essi donati negli anni Venti dal governo nipponico. Questa strada, tra l’altro, dal 1942 al 1945 prese il nome di Via Giappone, per suggellare una scellerata alleanza. Ma questa è un’altra storia.

    Fiori di ciliego al laghetto dell’Eur. Credit: Stefano Mentana
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