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Venti incipit dei libri più famosi di tutti i tempi

Ecco come iniziano i più celebri romanzi della letteratura, da 1984 a Moby Dick, da Anna Karenina a Don Chisciotte. Quanti riuscite a riconoscerne?

Di Laura Melissari
Pubblicato il 27 Set. 2017 alle 18:26

Alcuni dei più celebri romanzi della letteratura mondiale hanno degli incipit ancora più celebri, immediatamente riconoscibili ed emblematici. Una raccolta dei più belli:

Anna Karenina, Lev Tolstoj: “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo. In casa Oblonski tutto era sottosopra”. 

Il grande Gatsby, Francis Scott Fitzgerald: “Nei miei anni più giovani e vulnerabili mio padre mi diede un consiglio che non ho mai smesso di considerare. ‘Ogni volta che ti sentirai di criticare qualcuno’, mi disse, ‘ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i tuoi stessi vantaggi’”. 

Fahrenheit 451, Ray Bradbury: “Era una gioia appiccare il fuoco. Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse”. 

Guida galattica per autostoppisti, Douglas Adams: “È un fatto importante, ancorché comunemente noto, che le apparenze molto spesso ingannano. Per esempio, sul pianeta terra, l’uomo ha sempre pensato di essere la specie più intelligente del pianeta, quando invece era la terza”.

1984, George Orwell: “Era una fresca limpida giornata d’aprile e gli orologi segnavano l’una. Winston Smith, col mento sprofondato nel bavero del cappotto per non esporlo al rigore del vento, scivolò lento fra i battenti di vetro dell’ingresso agli Appartamenti della Vittoria, ma non tanto lesto da impedire che una folata di polvere e sabbia entrasse con lui”.

Orgoglio e pregiudizio, Jane Austen: “È una verità universalmente riconosciuta, che uno scapolo in possesso di un’ampia fortuna debba avere bisogno di una moglie”.

Racconto di due città, Charles Dickens: “Era il tempo migliore e il tempo peggiore, la stagione della saggezza e la stagione della follia, l’epoca della fede e l’epoca dell’incredulità, il periodo della luce e il periodo delle tenebre, la primavera della speranza e l’inverno della disperazione”. 

Il giovane Holden, J.D. Salinger:Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non va proprio di parlarne”.

La metamorfosi, Franz Kafka: “Gregor Samsa, destandosi un mattino da sogni agitati, si trovò trasformato nel suo letto in un enorme insetto immondo”. 

Peter Pan, James Matthew Barrie: “Tutti i bambini crescono, meno uno. Sanno subito che crescono, e Wendy lo seppe così”.

Lolita, Vladimir Nabokov: “Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo-li-ta”. 

Moby Dick, Herman Melville: “Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo”. 

Murphy, Samuel Beckett: “Il sole splendeva, non avendo altra alternativa, sul niente di nuovo”. 

Harry Potter e la pietra filosofale, J.K. Rowling: “Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano”. 

David Copperfield, Charles Dickens: “Se io debba risultare l’eroe della mia vita, o se questo posto debba essere tenuto da un altro, lo mostreranno queste pagine. Per iniziare il racconto della mia vita con l’inizio stesso della mia esistenza, dirò che sono nato (così mi hanno detto e lo credo) un Venerdì, a mezzanotte in punto”. 

Margaret Mitchell, Via col vento: “Rossella O’Hara non era bella, ma gli uomini che ne subivano il fascino, come i gemelli Tarleton, di rado se ne rendevano conto”.

Alice nel paese delle meraviglie, Lewis Carroll: “Alice cominciava a sentirsi assai stanca di sedere sul poggetto accanto a sua sorella, senza far niente: aveva una o due volte data un’occhiata al libro che la sorella stava leggendo, ma non v’erano nè dialoghi nè figure, – e a che serve un libro, pensò Alice, – senza dialoghi nè figure?”.

Cent’anni di solitudine, Gabriel Garcia Màrquez: “Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio”

Ventimila leghe sotto i mari, Jules Verne: “A segnare in maniera indimenticabile l’anno 1866 fu un evento strano, un fenomeno inspiegato e inspiegabile. Per non parlare delle voci che agitavano le popolazioni dei porti che sovreccitavano l’animo del pubblico della città dell’interno, fu la gente di mare ad essere particolarmente preoccupata”. 

Don Chisciotte, Miguel de Cervantes: “In un paese della Mancia, di cui non voglio fare il nome, viveva or non è molto uno di quei cavalieri che tengono la lancia nella restrelliera, un vecchio scudo, un ossuto ronzino e il levriero da caccia”. 

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