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    Zakaria, accusato per il colore della sua pelle: “Cara Italia, non sono un ladro”

    Foto dal profilo Instagram di Zakaria Jarmouni

    Lo sfogo dello studente 23enne: "Accusato dalla vicina di essere un ladro, ma stavo solo buttando la spazzatura"

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 30 Ott. 2020 alle 18:25

    “Cara Italia, non sono un ladro”. Zakaria Jarmouni ha 23 anni ed è nato e cresciuto a Serramazzoni, un piccolo paese in provincia di Modena. È un cittadino italiano, ma la sua famiglia ha origini straniere. Pochi giorni fa, mentre usciva per buttare l’immondizia dalla casa in cui vive a Torino, dove studia all’università, una vicina lo ha accusato di essere un ladro e ha iniziato a scattargli delle foto. È stato lo stesso Zakaria a raccontare l’episodio, pubblicando sul suo profilo Instagram una lettera in cui si rivolge proprio al suo paese, l’Italia. In poche ore il post, dove lo studente ha pubblicato degli screenshot di una chat Whatsapp e una sua foto con la scritta “Insieme”, ha raccolto migliaia di like e centinaia di commenti di solidarietà.

    “Ti scrivo amareggiato, per dirti che sono stanco di tutto questo”, scrive il 23enne. “Qualche giorno fa stavo uscendo di casa, in pigiama, con tre sacchetti della spazzatura in una mano ed un paio di chiavi nell’altra, diretto verso i bidoni dell’immondizia nel cortile interno del mio palazzo. Mentre rigiro le chiavi in mano, una signora mi si avvicina da dietro con fare accusatorio”.

    La donna gli chiede cosa ci faccia lì, gli intima di andarsene immediatamente e si dice intenzionata a chiamare la polizia. Poi prende il telefono e inizia a fotografarlo. Zakaria, con le chiavi di casa in mano e le ciabatte ai piedi, le dice che abita nel palazzo e che è sceso solo per buttare i sacchetti. Ma la signora non gli crede, lo accusa di aver rubato le chiavi e lo minaccia di chiamare la polizia se prova a entrare.

    A quel punto Zakaria infila le chiavi nella serratura e rientra nel cortile interno e, attonito, vede che la signora sta davvero chiamando la polizia. “Non riuscivo a credere a ciò che stava succedendo”, scrive su Instagram. “Chiamo il mio coinquilino dal cortile, magari a lui la signora avrebbe dato ascolto. Scosso, rientro nel mio appartamento. La signora nel frattempo manda le foto al mio affittuario, il quale, la informa che sono un inquilino con regolare contratto. La signora si giustifica dicendo che quella mattina, qualcuno aveva rubato la borsa alla figlia. Non si è mai visto un marocchino in quel quartiere, dovevo per forza aver trovato le chiavi, rintracciato il luogo dove abitava la figlia, e ora stavo provando ad entrare nel palazzo. In pigiama. Con tre sacchi della spazzatura. E le chiavi. Ovviamente”.

    Ancora oggi la vicina si rifiuta di chiedere scusa. “Ed è forse questo l’aspetto che più di tutti mi lascia amareggiato”, aggiunge Zakaria. “Ma nonostante tutto questo, sono fiero. Fiero di tutti/e coloro che mi hanno subito supportato, aiutato, spalleggiato, difeso. Cara Italia, questi sono tuoi figli e tue figlie. E saranno sempre più di chi mi vuole alieno. Sono i miei fratelli, le mie sorelle. Cara Italia, l’Italia siamo noi, Insieme. Con affetto, tuo figlio Zakaria”.

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