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    “Ho due dosi di vaccino ReiThera e gli anticorpi alti ma non ho diritto al Green Pass. Abbandonato dallo Stato”

    Ilario Arena
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 5 Ago. 2021 alle 13:56 Aggiornato il 5 Ago. 2021 alle 19:13

    Aggiornamento 5 agosto 2021 ore 19,00 – Il Ministero della Salute ha emanato una circolare in base alla quale a coloro che hanno ricevuto il vaccino ReiThera (una o due dosi) sarà rilasciato un certificato di esenzione temporanea alla vaccinazione anti-Covid-19. “Tale certificazione, con validità fino al 30 settembre 2021 – si legge nella circolare firmata da Giovanni Rezza, direttore generale Prevenzione del dicastero di Lungotevere Ripa – sarà rilasciata dal medico responsabile del centro di sperimentazione in cui è stata effettuata la vaccinazione”.

    Ilario Avena ha 26 anni, vive e lavora a Napoli e fa parte di quel piccolo esercito di volontari coraggiosi che a inizio 2021 ha preso parte alla sperimentazione del vaccino ReiThera, sviluppato dell’azienda laziale. Tra loro anche l’ex sindaco di Trieste e governatore della Regione Friuli-Venezia Giulia Riccardo Illy con la moglie Rossana Bettini e lo scrittore Gianrico Carofiglio.

    La sperimentazione era partita con grande entusiasmo di tutti, istituzioni comprese, per contrastare l’ondata pandemica di Covid-19 che imperversa nel nostro Paese e nel mondo. L’Italia, che in questi anni ha dimostrato le grandi capacità dei ricercatori nostrani nel panorama scientifico, provava ad avere un vaccino tutto suo, a beneficio anche dei costi per gli acquisti di quelli stranieri. Le cose, però, non sono andate come sperato e la mancanza di fondi ha interrotto la ricerca su un vaccino che si annunciava promettente.

    Oltre all’interruzione di una sperimentazione importante, quel che è successo è che tutti i volontari sono stati lasciati in una sorta di limbo burocratico per cui, pur avendo ricevuto il vaccino, non possono ottenere il Green Pass poiché ReiThera non rientra tra le immunoprofilassi ufficialmente riconosciute.

    Ilario racconta a TPI del disagio che sta vivendo alla vigilia dell’introduzione del Green Pass obbligatorio previsto dal prossimo 6 agosto. Disagio che è stato anche sottoposto all’attenzione parlamentare tramite un’interrogazione firmata da numerosi medici di tutta Italia: “I volontari che sono stati sottoposti alla vaccinazione si trovano in una condizione in cui non è indicata, né necessaria una ulteriore vaccinazione per cui, se non inseriti nell’anagrafe vaccinale non potranno mai ottenere una carta ‘verde’ di effettuata vaccinazione”.

    “A inizio marzo sono iniziate le sperimentazioni al Cotugno di Napoli”, spiega Ilario. “All’epoca non si parlava né di Green Pass né della possibilità di vaccinarsi. Ho 26 anni e prevedevo il mio vaccino per l’inverno. Poi mi è stata proposta questa sperimentazione e così ho accettato subito pensando a una vaccino italiano, ero contentissimo. Mi sono sentito privilegiato, con la possibilità di poter dare un contributo come cittadino. Mi sono vaccinato il 31 marzo.

    Hanno chiesto un protocollo particolare?
    Ho fatto tutte le analisi in ospedale, visto che sono una persona trans ho dovuto dichiarare la terapia ormonale che seguo, non abbiamo avuto spese, siamo stati monitorati dall’ospedale. Quando mi è stata fatta la somministrazione non sapevo cosa mi stavano per fare perché eravamo all’incirca 80 persone: un gruppo avrebbe ricevuto il placebo, un altro una sola dose, e un altro ancora la doppia dose. L’obiettivo era far approvare il vaccino con un’unica dose.

    Quanti anticorpi ha adesso?
    Ho un livello di protezione altissimo (512 BAU/ml), oggi ho gli stessi anticorpi di marzo, questo mi esclude dalla possibilità di ricevere un altro vaccino, il paradosso è che io non posso avere il Green Pass. Quando ho accettato questa sperimentazione noi volontari sapevamo che il vaccino non sarebbe stato approvato prima dell’estate.

    E poi cosa è successo?
    Doveva iniziare la terza fase a giugno ma la ricerca è stata bloccata dallo Stato, dicono per mancanza di fondi. Con i medici ci siamo salutati in modo tranquillo, e comunque dovrò tornare a settembre per il controllo degli anticorpi e riprendere con la sperimentazione. Io da marzo ai prossimi due anni sono sotto responsabilità dell’azienda ospedaliera. Siamo seguiti da un punto di vista medico. Ma il problema sorge col Green Pass.

    Lei non può averlo attualmente. 
    La cosa che mi fa rabbia è che anche chi ha avuto il Covid può avere il Green Pass e io che ho gli anticorpi così alti non posso. Dico di più, oggi sono considerato alla stregua dei no vax. Una mia collega è una no vax ma ha il Green Pass perché ha avuto il Covid, quindi lei è probabile che abbia meno anticorpi di me ma ha il Green Pass. Lei può continuare a viaggiare, a frequentare posti al chiuso e a lavorare, mentre io rischio di perdere il lavoro perché non ho il passaporto verde.

    Che lavoro svolge?
    Lavoro in una pasticceria, quindi anche i miei superiori non sanno come dovranno fare con me. Avremo un dispositivo elettronico dove presentare il Green Pass. Ma con me non sanno cosa fare. Con chi me la devo prendere? È assurdo, probabilmente io oggi ho più anticorpi di chi si è vaccinato con Pfizer a gennaio.

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