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    “Troppi stranieri in classe”: i genitori traferiscono 4 bambini in un’altra scuola di Bari. Il preside: “Per me nessuno è straniero”

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 11 Ott. 2023 alle 12:46 Aggiornato il 11 Ott. 2023 alle 13:24

    Nella scuola primaria Don Bosco di Bari, i genitori di quattro alunni hanno chiesto il trasferimento dei propri figli perché non vogliono che stiano in classe con altri bimbi non italiani. La notizia, riportata sull’edizione locale del quotidiano La Repubblica, è confermata dal dirigente scolastico Gerardo Marchitelli. Secondo il quotidiano, una mamma avrebbe confessato al preside: “Mio figlio non può stare in classe con uno ‘gnoro’”. E non si tratta di un singolo caso di razzismo: altri genitori avrebbero manifestato le stesse perplessità, salvo poi fare marcia indietro.

    “È successo in una prima elementare nella quale ci sono sette alunni stranieri su venti – racconta il preside -. Ma cinque di loro sono nati a Bari, non hanno neanche un gap linguistico. Gli altri due sono nati in Georgia e in Bangladesh”. Marchitelli racconta che i genitori “sono venuti a chiedermi il cambio classe nei primissimi giorni di avvio dell’anno scolastico. Avendo capito la motivazione ho risposto che avrebbero avuto solo due strade, far restare i loro figli dov’erano o chiedermi il nulla osta per cambiare scuola”. Le famiglie hanno scelto questa seconda strada.

    Marchitelli però non vuole sentire parlare di razzismo nella sua scuola: “È un problema che c’è ovunque – dice -. C’è anche chi si preoccupa della presenza di un bimbo disabile perché secondo lui potrebbe rallentare la programmazione. I muri da abbattere sono migliaia”. Il preside aveva già avuto qualche problema in passato, “ma nulla di grave – precisa -. E non ho paura che ora ci sia un’escalation di casi. Dopo questo episodio non ci sono più stati problemi”.
    “La parola straniero – conclude – la scuola non la conosce, noi non siamo interessati al colore della pelle, per noi i bambini sono solo alunni. Per me nessuno è straniero”.

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