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    È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale

    Il nuovo numero di The Post Internazionale è disponibile già da ora nella versione digitale sulla nostra App e da domani, venerdì 5 dicembre, in tutte le edicole

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 4 Dic. 2025 alle 17:00

    È uscito il nuovo numero di The Post InternazionaleIl magazine, disponibile già da ora nella versione digitale sulla nostra App, e da domani, venerdì 5 dicembre, in tutte le edicole, propone ogni due settimane inchieste e approfondimenti sugli affari e il potere in Italia, storie inedite e reportage dal mondo, e grande spazio alla cultura con alcuni tra i più importanti intellettuali italiani.

    Vitali per elettronica, fonti rinnovabili e armamenti, Pechino usa il monopolio su questi minerali come leva nel confronto economico con Usa ed Europa. Ma il problema è la nostra dipendenza dalle forniture a basso costo. La nostra cover story è dedicata alla pistola della Cina piantata alla testa degli Stati Uniti.

    E ancora: Smartphone, pannelli solari e auto elettriche. L’ascesa del tech Made in China continua a spiazzare l’Occidente. Ecco che cosa dobbiamo aspettarci per il futuro e quali sono gli interessi strategici della Repubblica popolare.

    Oltre 2.100 miliardi di dollari prestati a 179 Paesi. Più di 22 dovuti soltanto quest’anno dagli Stati più poveri del mondo. Ma nessuno ha accettato più fondi degli Usa. Così, tra contratti offshore e tassi da banca d’affari, Pechino è il primo creditore globale. Ecco la trappola cinese del debito.

    Inoltre, un approfondimento sull’industria europea, alle prese con la Cina. Il dominio cinese su auto elettriche e materie prime critiche pone la manifattura del vecchio continente in una posizione di debolezza. L’Ue sta provando a costruire filiere autonome. Ma ci vorrà tempo. Intanto Pechino taglia gli investimenti a casa nostra.

    Spazio, poi, alla guerra dimenticata in Sudan. Da oltre 2 anni e mezzo il Paese dell’Africa nord-orientale è dilaniato da un conflitto civile che ha fatto centinaia di migliaia di morti. Lo scontro ha radici che risalgono agli anni ‘80 e coinvolge anche potenze estere. Eppure per le opinioni pubbliche globali è come se non esistesse.

    Migliaia di civili massacrati, donne e bambini stuprati, villaggi distrutti e milioni di persone in fuga. La guerra civile in Sudan ha trasformato il Darfur in un inferno. Dove violenze sistematiche e pulizie etniche continuano nell’indifferenza del resto del mondo. Ecco il genocidio di cui nessuno parla.

    “In 30 milioni hanno bisogno di assistenza e 12 milioni sono sfollati. La metà sono bambini. Perché dietro i numeri ci sono i singoli”. Il direttore di Emergency in Sudan Matteo D’Alonzo a TPI: “Qui le persone vengono sradicate dalla propria terra. Non hanno scelta”.

    E ancora: “Ci segnalano detenzioni arbitrarie, casi di tratta di esseri umani, matrimoni forzati e forme di schiavitù sessuale”. Aua Baldé, membro del Gruppo di Lavoro Onu contro le sparizioni forzate, rivela a TPI: “Donne e bambini vengono presi di mira. Ma nessuno conosce i dati esatti”.

    Infine, un’intervista sui Cpr in Albania. Prima la Consulta e poi la Corte di Giustizia europea hanno sferrato un duro colpo ai Centri per migranti al di là dell’Adriatico. Il costituzionalista Salvatore Curreri spiega a TPI cosa è andato storto. E che fine faranno.

    Questo e molto altro nel nuovo numero del settimanale The Post Internazionale in edicola da domani e disponibile già da ora nella versione digitale.
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