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    “Ecco perché i Terapisti Occupazionali dovrebbero essere presenti nei team territoriali”

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 26 Ott. 2020 alle 15:22 Aggiornato il 26 Ott. 2020 alle 15:23

    La nostra redazione ha ricevuto una lettera dell’Associazione Italiana Terapisti Occupazionali che, in occasione della Giornata Mondiale del Terapista Occupazionale, ha voluto elencare alcuni dei motivi per cui questo professionista dovrebbe essere presente nei team territoriali. Ecco il testo integrale:

    Gentile Direttore,

    alla vigilia del World OT Day, che vede coinvolto nelle celebrazioni oltre 120 Paesi in tutto il Mondo, AITO auspica che il Terapista Occupazionale venga inserito nei team territoriali, assieme al medico di medicina generale, il pediatra, all’infermiere di famiglia, il fisioterapista di comunità e gli altri operatori sanitari necessari a sostenere il diritto alla salute fisica, mentale e sociale del cittadino e della comunità.

    La crescente incidenza delle malattie croniche sta raggiungendo livelli epidemici, mettendo a dura prova gli individui e i sistemi sanitari. È essenziale trovare strategie efficaci e basate sull’evidenza per promuovere la salute e per prevenire e gestire le malattie croniche. 

    La promozione della salute mira a facilitare l’empowerment individuale e della comunità in modo che tutte le persone, sia malate che in buona salute, siano in grado di raggiungere un maggiore senso di controllo sui molti fattori complessi che influenzano la loro salute.

    I terapisti occupazionali sono professionisti sanitari specializzati nella prevenzione, nella modifica degli stili di vita e nella riabilitazione mirata al benessere bio psico sociale. Si concentrano sul consentire alle persone di partecipare ad attività produttive e significative della vita quotidiana attraverso la collaborazione con esse e con i loro caregiver durante il processo di valutazione e intervento, avendo tra gli obiettivi:

    L’impostazione della terapia occupazionale, centrata sui bisogni della persona, è l’ideale per supportare l’autogestione, il self management della stessa, indipendentemente dal fatto che abbia una nuova diagnosi o stia sperimentando una condizione cronica da molti anni (AOTA, 2015).

    Per essere efficaci, le capacità utili a gestire le proprie condizioni croniche (monitoraggio glicemia, somministrazione farmaci, etc) devono essere eseguite in modo coerente, abituale e corretto: devono essere integrati nelle routine esistenti. Inoltre, occorre avere riguardo anche alle sfide emotive associate alla convivenza con una condizione cronica, come rabbia e depressione, sentimenti di incertezza sul futuro e cambiamenti nelle relazioni con la famiglia e gli amici poiché la salute va oltre il  controllare i sintomi o gestire le attività quotidiane, ma passa dall’assumere o mantenere ruoli importanti nella vita e partecipare come membri produttivi della società. La terapia occupazionale può essere fornita in una varietà di luoghi, tra cui casa, comunità, strutture sanitarie. 

    Nel Chronic Care Model, i migliori risultati di salute per la gestione delle malattie croniche sono il risultato di interazioni produttive tra pazienti informati ​​e un team preparato e proattivo, con interventi che si svolgono nel contesto della comunità e del sistema sanitario. Per consentire ai pazienti di essere attivi e motivati, è necessario creare team sanitari che siano preparati e competenti nell’educare e supportare la comunità nel fare cambiamenti comportamentali. In questi team deve evidentemente essere inserito anche il terapista occupazionale, alcuni motivi: 

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