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    Suicidio assistito, la protesta dei medici: “Non lo faremo, venga un pubblico ufficiale”

    Nella foto a destra, dj Fabo (Fabiano Antoniani)

    Le reazioni dopo la sentenza della Consulta su Marco Cappato

    Di Maria Teresa Camarda
    Pubblicato il 27 Set. 2019 alle 09:14 Aggiornato il 27 Set. 2019 alle 09:21

    Suicidio assistito | I medici dicono no al suicidio assistito

    “Dare vita e non morte”. Sulla base di questo principio del loro Codice deontologico, i medici italiani si rifiuteranno di avviare la procedura di suicidio assistito per il fine vita. Per loro, la sentenza della Consulta su Marco Cappato, che ha stabilito che in presenza di determinate condizioni l’aiuto al suicidio non è punibile, non basta. “A farlo sia un pubblico ufficiale in rappresentanza dello Stato”, chiede il presidente della Federazione degli Ordini dei Medici d’Italia, Filippo Anelli.

    Qualche segnale di disponibilità sul “fine vita”, ma “secondo la propria visione morale”, arriva invece dalle società scientifiche. La preoccupazione di Flavia Petrini, di Siaarti, coordinatrice di rianimatori ed anestesisti, più coinvolti nelle fasi terminali dell’esistenza, è quella di garantire “agli specialisti libertà di agire”. “Ma con garanzie precise e purché vengano protetti dall’attacco degli ordini”, spiega il quotidiano online Corriere della Sera.

    Tranchant il giudizio del presidente dell’albo dei medici di Roma, Antonio Magi: “Il rispetto del nostro codice professionale viene prima della pronuncia della Consulta”. “Il Parlamento ha avuto un anno di tempo per dare norme definite sul suicidio assistito e non l’ha fatto”, ha aggiunto.

    E c’è anche chi, al Corsera, racconta il proprio dilemma personale. “Mio padre dopo il terzo ictus finì immobile a letto, lui uomo vivacissimo. Mi pregò più volte, lo sguardo puntato dritto sui miei occhi, ‘perché non fai qualcosa?’. Sono stato un vigliacco, non ho avuto il coraggio di compiere un gesto che mi avrebbe segnato per tutta la vita. Avrei compiuto un atto contrario alla mia missione”, racconta il presidente dei medici della provincia di Salerno, Giovanni D’Angelo.

    Che, infine, chiede: “È giusto dare libertà di scelta ai pazienti, ma alla nostra libertà chi pensa?”.

    La richiesta: “Serve una linea precisa”

    La richiesta dei medici e delle società scientifiche sul suicidio assistito è chiara: serve una direzione da seguire. “Non ci può essere un ordine di scuderia, ognuno di noi ha un personale modo di sentire”, dice Italo Penco, presidente della Società italiana di cure palliative.

    E Petrini annuncia l’arrivo di un documento ufficiale per chiedere al ministero della Salute “una linea precisa”, alla luce della sentenza della Consulta su Marco Cappato e il fine vita.

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