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    Michela Deriu suicida per dei video intimi, il pm: “Chi li ha diffusi non è responsabile della sua morte”

    Michela Deriu

    La procura di Tempio Pausania ha chiesto il proscioglimento degli indagati per la morte della barista come conseguenza di tale reato, rimane in piedi l'accusa di diffamazione

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 9 Ott. 2020 alle 15:54

    Colpo di scena nella vicenda giudiziaria sulla morte di Michela Deriu, la barista 22enne morta suicida il 4 novembre 2017 a La Maddalena. Cade infatti nei confronti di Mirko Campus, 26 anni, e Roberto Perantoni, 31 anni, responsabili di aver diffuso le immagini che ritraevano la ragazza in momenti intimi, l’accusa aver causato il decesso della giovane quale conseguenza di un altro reato.

    Secondo la pm Laura Bassani, i due possono essere processati solo per diffamazione mentre è stato chiesto il proscioglimento degli indagati per la morte della barista come conseguenza di tale reato. A riportarlo è la stampa sarda, che ha seguito l’udienza di ieri al Tribunale di Tempio Pausania davanti alla gup Caterina Interlandi, che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio.

    I due uomini erano finiti sotto inchiesta come presunti responsabili del suicidio della ragazza, avendo offeso la sua reputazione rivelando informazioni confidenziali sulla sua vita privata e sulle sue abitudini sessuali e divulgando video e foto che la ritraevano durante un rapporto sessuale.

    Dopo le indagini svolte dai carabinieri di Olbia e Tempio, la pm ritiene che non ci siano gli estremi per procedere con il reato più grave, e mantiene la richiesta di rinvio a giudizio per la sola diffamazione.

    “Posso solo dire che non ci aspettavamo queste richieste”, ha detto l’avvocato di parte civile, Arianna Denule. “Per il resto, faremo le nostre valutazioni in vista dell’udienza di febbraio. Nella prossima udienza parleranno i difensori degli indagati, quindi il gup deciderà sul rinvio a giudizio”.

    Michela Deriu è stata trovata senza vita dall’amica che la ospitava nella sua casa a La Maddalena, alle tre di notte. Accanto a lei un biglietto che diceva: “Gli scheletri sono riaffiorati”.

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