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    “Sembra un maschio, non è stupro”. La Cassazione annulla la sentenza: “Aspetto fisico è irrilevante”

    Credit: Afp
    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 9 Apr. 2019 alle 18:32 Aggiornato il 10 Apr. 2019 alle 12:15

    Aveva fatto molto discutere, nel novembre del 2017, la notizia dell’annullamento da parte dei giudici della Corte d’Appello di Ancona di una sentenza di condanna per violenza sessuale nei confronti di due ragazzi, dopo la denuncia di una ragazza peruviana di 22 anni.

    I tre giudici della Corte d’Appello (tutte donne) avevano assolto i due giovani, condannati in primo grado a cinque e tre anni. Nelle motivazioni della sentenza, si leggeva che “la ragazza aveva un aspetto troppo mascolino, per cui neppure piaceva ai suoi aggressori”.

    Il verdetto della Corte d’Appello di Ancona è stato poi annullato dalla Corte di Cassazione, a metà marzo 2019. Il procuratore generale, infatti, ha riscontrato all’interno alcune incongruenze e vizi di legittimità. Adesso la Cassazione ha pubblicato le motivazioni del suo provvedimento.

    Secondo i giudici di terzo grado, anzi, l’aspetto fisico di una donna che si dichiara vittima di stupro non può essere un “elemento non decisivo” per valutare la credibilità della sua denuncia. Anzi, l’aspetto fisico è del tutto “irrilevante” quando si parla di violenza sessuale.

    Secondo gli ermellini, i giudici della Corte d’Appello si sono basati su una “incondizionata accettazione” della versione dei fatti resa dai due imputati, entrambi sudamericani. I giudici di merito sono stati anche accusati di non aver fatto alcun “serio raffronto critico” con il verdetto di condanna emesso in primo grado.

    I tre si sono conosciuti durante la scuola serale. Quel giorno di marzo del 2015, quando è avvenuto il presunto stupro, il gruppo era andato a bere una birra insieme. Poi, la giovane e uno dei due si erano appartati per avere rapporti sessuali. Il secondo avrebbe fatto da palo.

    Secondo la versione dei due ragazzi, i rapporti sono stati consensuali. La ragazza peruviana tuttavia afferma di aver chiesto al ragazzo di fermarsi, a un certo punto, senza però riuscirci. I medici hanno riscontrato sul corpo della donna alcune lesioni compatibili con una violenza, oltre a un livello molto alto di benzodiazepine nel sangue, che la vittima non ricorda di avere mai assunto.

    Dopo la pronuncia della Cassazione, il processo di appello dovrà ora essere rifatto. E questa volta nessun giudice potrà utilizzare l’aspetto fisico della ragazza per valutare la credibilità della sua denuncia.

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