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    Strage di Palermo, la figlia: “Avevano dentro il demonio”. Le torture di Miriam: colpi di padella e ustioni

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 17 Feb. 2024 alle 12:09 Aggiornato il 17 Feb. 2024 alle 12:11

    All’orrore di Altavilla Milicia (Palermo), dove Antonella Salamone e i due figli Kevin ed Emanuel, di 5 e 16 anni, sono stati torturati e uccisi dal marito e padre Giovanni Barreca, avrebbe partecipato anche la figlia superstite di 17 anni, Miriam. Ad ammetterlo sarebbe stata lei stessa agli inquirenti, che pensavano di parlare con una superstite. “Avevano dentro il demonio” e volevano estirparlo.

    Miriam Barreca non ha battuto ciglio mentre confessava, di sua spontanea volontà, le azioni commesse sulla madre e i fratellini, davanti ai giudici per le indagini preliminari. Spinti da motivi religiosi, padre e figlia hanno commesso un infanticidio e un matricidio “per il loro bene, perché a l’unico modo per salvarli”. Prima è stata torturata la mamma, poi picchiati e seviziati i due fratellini, fino all’omicidio di tutti e tre.

    Intanto durante la giornata di oggi sarà effettuata l’autopsia sui corpi delle vittime. L’esame sarà eseguito sui resti carbonizzati della donna, trovati sepolti vicino casa della famiglia, e sui corpi dei ragazzini, incaprettati per chiarire i tempi esatti dei delitti e cause della morte. Non è ancora chiaro come sia stata uccisa la donna, i due fratelli, che il padre riteneva posseduti dal demonio e che sarebbero stati anche torturati.

    In carcere ci sono Giovanni Barreca, accusato dell’omicidio della moglie con due presunti complici: Sabrina Fina e Massimo Carandente. A loro si è aggiunta la 17enne scampata al massacro. “Il rito collettivo era iniziato da un mese e coinvolgeva tutta la famiglia Barreca e la coppia formata da Massimo Carandente e Sabrina Fina. Erano tutti preda di un delirio mistico”, ha raccontato il procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio che, insieme alla procuratrice dei minori Claudia Caramanna, coordina le indagini sull’uccisione di Antonella Salamone e dei suoi due figli.

    “Credo in dio e nei demoni”, avrebbe detto la ragazza alla pm che a quel punto ha sospeso l’interrogatorio e le ha nominato un legale d’ufficio. La ragazza ha raccontato che per liberare la casa, la madre e il fratellino minore dal diavolo per settimane, insieme a Carandente e Fina, che il padre aveva conosciuto sui social, avevano pregato. Poi, non sortendo risultati, sarebbero passati alle violenze cercando di far uscire satana dai corpi dei familiari con la forza. Insieme al padre e ai complici l’adolescente ha torturato la madre, contraria ad andare avanti. La donna sarebbe stata presa a colpi di padella, colpita con l’attizzatoio del camino, ustionata col phon. “Rifarei tutto – ha detto la ragazza – avevano ragione loro”. Poi è toccato ai due fratelli, anche loro inizialmente coinvolti nei riti di purificazione. Seviziati, picchiati, colpiti con fili elettrici, sono stati soffocati e incaprettati.

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