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    Strage di Corinaldo, la testimonianza di Fedez in tribunale: “Non ho un ricordo nitido”

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 24 Mar. 2023 alle 14:53

    Il rapper Federico Leonardo Lucia in arte Fedez ha testimoniato ad Ancona nel processo bis per la strage nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo (Ancona) riguardante presunte responsabilità per la sicurezza e le carenze strutturali del locale, nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 quando, nella calca seguita a spruzzi di spray al peperoncino, morirono cinque adolescenti e una madre 39enne.

    Fedez ha risposto alle domande dei pm Paolo Gubinelli, Valentina Bavai e dei legali di difesa e parte civile, parlando anche delle proprie esperienze di djset, prima che la popolarità lo portasse a riempire palazzetti e stadi. Fedez è stato chiamato a rispondere sulle condizioni del locale, delle quali però non aveva memoria, perché si era esibito due volte in dj-set alla Lanterna nel 2015 (486 biglietti venduti) e 2016 (586 biglietti).

    In un’intervista in tv il rapper aveva parlato dello “scenario peggiore” accaduto la sera della tragedia a Corinaldo: in aula, rispondendo ai pm, ha confermato il senso delle sue parole a proposito del prevedibile sovraffollamento del locale: “cachet alto, spesa bassa per i biglietti (20 euro, ndr) e capienza limitata (500 posti, ndr)”.

    “Ho fatto così tante tappe che non ho un ricordo nitido che possa essere utile alla corte”. Così Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, davanti al giudice Francesca Pizzi. La sua testimonianza è durata poco meno di un’ora. “Se non ho un ricordo specifico – ha aggiunto, incalzato dal piemme Paolo Gubinelli – penso di essere abbastanza tranquillo nell’asserire che fosse stata una data tranquilla, perché ho avuto esperienze di date gestite male e quella della ‘Lanterna’ non rientra tra quelle critiche”. Fedez ha anche sottolineato come nella sua carriera artistica “non siano mai verificati situazioni in cui veniva spruzzato spray al peperoncino”.

    “Faccio una mia piccola valutazione – ha poi detto -, perché credo che questo sia collegato ad una certa tipologia di artisti e a una certa tipologia temporale. Tanto tempo fa non c’era la moda dello spray al peperoncino e quando esplose questa malsana usanza, comunque sia, in nessun tipo di mio concerto si è verificata, ma vedevo che altre tipologie di artisti venivano coinvolti”.

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