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    Una via per ogni vittima della strage di Bologna, Lega e Fratelli d’Italia non votano la proposta

    L’ordine del giorno approvato dal consiglio comunale di Bologna chiede di intitolare luoghi pubblici della città a ciascuna delle 85 vittime della strage del 2 agosto 1980, definita come “neofascista”

    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 4 Mag. 2021 alle 12:13 Aggiornato il 4 Mag. 2021 alle 12:36

    Una via per ogni vittima della strage di Bologna, Lega e Fratelli d’Italia non votano la proposta

    Lega e Fratelli d’Italia non hanno votato la proposta di intitolare una via a ciascuna delle 85 vittime della strage di Bologna, il più cruento nella storia della repubblica italiana. Il consiglio comunale di Bologna ieri ha approvato un ordine del giorno che impegna il sindaco Virginio Merola e la giunta a intitolare luoghi pubblici della città a ciascuna delle 85 vittime della strage del 2 agosto 1980, “a partire dalle 16 che vivevano nella città di Bologna”.

    I consiglieri comunali di Lega e Fratelli d’Italia hanno contestato diversi passaggi del documento, che definisce la strage come “neofascista”. In particolare hanno chiesto di modificare le frasi centrali, in cui viene evidenziato che il 16 aprile scorso “ha avuto inizio il processo ai mandanti e ai finanziatori della strage neofascista del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna nel quale il Comune di Bologna si è costituito parte civile” e viene espressa “ulteriore vicinanza all’Associazione dei familiari delle vittime della strage”.

    Abbandono dell’aula

    Secondo quanto riporta La Repubblica, la capogruppo della Lega Francesca Scarano si è detta contraria ai riferimenti all’apertura del processo sui “mandanti e finanziatori” della strage (“si entra nel merito di un processo ancora in corso”) e all’Associazione dei familiari delle vittime, che nel corso dei decenni ha sostenuto le inchieste sui mandanti delle stragi. Secondo Scarano, la vicinanza dovrebbe essere invece espressa nei confronti dei “familiari delle vittime, a prescindere dall’Associazione che rappresenta una parte di essi”. Il capogruppo di Fratelli d’Italia ha dichiarato di condividere quanto affermato da Scarano, esprimendo anche “perplessità” per la decisione di dare priorità alle vittime bolognesi.

    Il consiglio comunale ha bocciato l’ordine del giorno sostenuto dai consiglieri di Lega, Fratelli d’Italia e dalla lista civica Insieme Bologna, che hanno abbandonato l’aula. Quello presentato dalla consigliera Federica Mazzoni, del Partito Democratico, è invece stato approvato con 23 voti favorevoli, senza i voti dei 6 consiglieri dei tre gruppi all’opposizione.

    “Per me è impossibile che sul 2 agosto 1980 non si riconosca la matrice neofascista (passata in giudicato), che si voglia negare la portata del processo in corso, che non si stia dalla parte dell’Associazione dei familiari”, ha detto Federica Mazzoni, la consigliera del Partito Democratico che ha presentato l’ordine del giorno. “Avrebbero voluto decontestualizzare, proprio laddove è il contesto politico e istituzionale che serve e ancora manca per fare piena luce e ottenere verità e giustizia vere”.

    Un nuovo processo

    Il 2 agosto 1980 un’esplosione nella sala d’aspetto della stazione di Bologna ha causato la morte di 85 persone e oltre 200 feriti, la più sanguinosa delle stragi avvenute nel dopoguerra in Italia. Per l’attentato sono stati condannati in via definitiva gli ex esponenti dell’organizzazione terroristica neofascista dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar) Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e in primo grado Gilberto Cavallini, che si sono dichiarati innocenti.

    Ad aprile è iniziato il processo sui presunti mandanti e i depistaggi della strage, che vede tra gli imputati Paolo Bellini, ex membro dell’organizzazione neofascista Avanguardia Nazionale, accusato di essere il quinto esecutore dell’attentato.

    L’indagine della procura generale di Bologna, aperta dopo che la procura ordinaria aveva chiesto l’archiviazione, ha riguardato sospetti mandanti oggi deceduti come i capi della loggia massonica P2, Licio Gelli e Umberto Ortolani, il direttore dell’ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno Federico Umberto D’Amato e il direttore de “il Borghese” Mario Tedeschi.

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