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    “I demoni mi stanno mangiando”: la delirante telefonata di Giovanni Barreca al 112

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 19 Feb. 2024 alle 13:41 Aggiornato il 19 Feb. 2024 alle 13:42

    “Buonasera, mi devo consegnare, perché, pure che ve lo dico non ci credete… Ve lo dico lo stesso, poi come volete fare… Credere non credere… Quando uno vuole fare la volontà di Dio gli spiriti si ribellano… Mia moglie era posseduta, in pratica era morta mia moglie… Sono in campagna e forse c’ho un’unica speranza, mia figlia, perché ho dovuto scappare, perché io credo in Dio… Ho dovuto scappare perché i demoni mi stavano mangiando pure a me… E la macchina, siccome io voglio fare la volontà di Dio, gli spiriti mi hanno bloccato pure la macchina e sono qua a Casteldaccia, diciamo uscendo dall’autostrada, verso andare dentro Casteldaccia… La strada che va sopra Casteldaccia, io sono lì all’incrocio… Ci sono io che mi devo consegnare…”.

    Questa è la delirante telefonata fatta da Giovanni Barreca ai Carabinieri nella notte tra sabato 10 e domenica 11 febbraio. L’uomo, 54 anni, ha appena ucciso la moglie e due figli di 5 e 16 anni nella convinzione di doverli liberare dal demonio.

    Siamo ad Altavilla Milicia, in provincia di Palermo. Il contenuto della telefonata, con cui l’uomo si è di fatto consegnato alle forze dell’ordine, emerge dall’ordinanza di custodia cautelare che il gip di Termini Imerese ha disposto per Barreca e per i coniugi Massimo Carandente e Sabrina Fina, accusati di averlo aiutato a sterminare la famiglia.

    “Il mondo spirituale non è come quello carnale, capito?”, dice ancora Barreca ai militari dell’Arma. “Io voglio fare la volontà di Dio… La volontà di Dio è fare le cose giuste… Vivere e amare il prossimo come te stesso…”.

    Anche l’unica figlia superstite, 17 anni, è stata a sua volta arrestata con l’accusa di concorso in omicidio. Secondo gli inquirenti la giovane avrebbe partecipato ai riti mistici che hanno portato all’uccisione di sua madre, Antonella Salamone, e dei suoi due fratelli Emanuel e Kevin.

    L’autopsia sui corpi ha confermato quanto raccontato dalla stessa ragazza agli inquirenti: madre e figli sono stati torturati per ore prima di essere uccisi. La donna sarebbe morta la notte tra l’8 e il 9 febbraio scorsi, bruciata e sepolta in giardino, i ragazzini seviziati, probabilmente soffocati e incaprettati la notte del 9 febbraio.

    “Si è creata una situazione che ha convinto Barreca e i figli ad adoperarsi per allontanare i demoni dalla casa con torture inflitte alle persone che loro ritenevano possedute dal demonio”, ha riferito il procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio.

    Nella carte dell’inchiesta c’è anche una conversazione via messaggi testuali tra il figlio 16enne di Barreca, Kevin, e un amico.

    Il 3 febbraio scorso il giovane scriveva: “Ultimamente ho moltissimi problemi in famiglia e non parlo in carne ma in spirito, poi ti spiegherò”. E ancora: “In questo momento a casa mia c’è una guerra, una guerra spirituale, faccio fatica a crederci ma ok, poi ti spiegherò meglio, sempre se non verrò preso per pazzo… Questo è il mio Dio, se ci vuoi credere ci credi”.

    Il giorno successiva riferiva all’amico: “Ieri mio fratello e mia madre erano posseduti e dicevano cose spaventosissime, un bambino di 5 anni che ti dice che il demone che ha dentro è venuto in questa famiglia per distruggerci ed ucciderci ad uno ad uno, come te lo spieghi? Tutto ciò è fuori dalla razionalità, io sono spaventato, non sai che bordello c’è stato ieri notte a casa mia…”.

    Nel messaggio Kevin raccontava anche che in casa erano arrivati “due fratelli di Dio (verosimilmente Massimo Carandente e Sabrina Fina, ndr) e stanno liberando mia madre e mio fratello che hanno dei demoni molto maligni addosso”.

    A consegnare le chat ai carabinieri è stato proprio l’amico del ragazzo, che gli ha risposto tentando di dargli conforto, invitandolo e invitandolo a chiamare in caso di bisogno. Ma Kevin lo ha rassicurato, dicendogli che doveva stare accanto ai suoi genitori per “fare la volontà di Dio”. L’ultimo contatto tra i due risale al pomeriggio dell’8 febbraio, poche ore prima del massacro.

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