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    “La mia bambina malata di cuore rapita dallo stato e imbottita di psicofarmaci. Bibbiano non ha insegnato niente”

    Un anno fa le hanno portato via la figlia, ora Sabrina dorme fuori dalla casa famiglia

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 7 Nov. 2020 alle 12:46 Aggiornato il 9 Nov. 2020 alle 12:10

    “Continuerò a stare qui, giorno e notte, finché non rilasceranno la mia bambina, che piange disperatamente in casa famiglia”, il cartello che Sabrina espone vicino alla panchina dove dorme da giorni mostra tutta la rabbia e tutta la fragilità di una mamma che un mese non può riabbracciare la figlia.

    Una mamma che non molla

    Succede a Priverno, un paesino in provincia di Latina. E quella di Ylenia, 10 anni, è una delle tante storie di famiglie spezzate, di bambini allontanati da casa e finiti all’interno delle comunità. “Non mi spaventa più niente, vado avanti a oltranza, finché la mia bambina non tornerà da me”, racconta a TPI la madre della piccola Ylenia, ora all’interno del centro per minori Ipab Baratta. 

    In provincia di Latina la chiamano “mamma coraggio”, ma Sabrina Soster preferisce definirsi solo una “mamma che non vuole mollare”. Dal 2011 si è separata da un marito assente e violento, che nel 2013 denuncia anche per un episodio di violenza fisica: non stavano già insieme da anni, ma l’uomo la raggiunge al centro commerciale e la riempie di pugni in testa. Sabrina ha così cresciuto la figlia da sola, facendola vedere al padre in sua presenza solo di tanto in tanto.

    Da oltre un mese, alla donna è stato impedito di vedere la bambina, di sentirne la voce dall’interno della struttura nella quale è stata trasferita. L’ultimo fugace incontro risale alla scorsa settimana: “Ci hanno portato a Latina. Credono che questa piccola concessione basti a tenermi buona, ma si sbagliano: la devono rilasciare, ancora prima di Natale. Ho già passato un Natale lontano da lei, non ho intenzione di fare lo stesso quest’anno”.

    Un anno infernale

    È maggio 2019 quando questa triste storia ha inizio. È la segnalazione di due maestre a scatenare l’inferno. Ad una sgridata delle insegnanti Ylenia reagisce piangendo e allontanandosi dalla classe. Ma tanto è bastato a far intervenire forze dell’ordine e assistenti sociali. Come si legge nell’ordinanza del giudice minorile che noi di TPI abbiamo potuto leggere, la bambina avrebbe manifestato “comportamenti oppositivi-aggressivi”, dovuti a un presunto rapporto patologico con la madre. Gli avvocati che difendono la madre della bambina però denunciano che a sostegno del provvedimento non ci siano “alcune indagini né esplorative, né preventive”. Quando il 7 maggio dell’anno scorso gli assistenti sociali irrompono in ospedale dove si trovava la bambina, Sabrina non era stata avvisata di nulla.

    Ylenia è malata e lontana dalla madre

    Il provvedimento con cui Ylenia viene tolta alla madre non tiene conto del suo stato di salute. La minore è affetta da una seria patologia cardiaca, da un disturbo della sfera emotiva, della coordinazione motoria e da un deficit dell’attenzione. Qualche mese dopo l’entrata in casa famiglia, l’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma le diagnostica anche una forma lieve di autismo. “Rapporto patologico con me? – dice Sabrina indignata – forse dovevano rendersi conto di un quadro clinico complesso prima di agire”.

    È passato un anno e Ylenia vive in casa famiglia, lontana dalle cure di sua madre, la quale è obbligata a rispettare un minimo di 500 metri di distanza. Gli incontri, come disposto dal Tribunale dei Minorenni di Roma, con decreto del 15 gennaio 2020, dovrebbero svolgersi ogni 15 giorni, in luoghi protetti e alla presenza degli operatori.

    “Adesso sono preoccupata: oltre a imbottirla di psicofarmaci non rispettano le misure per il Covid. La vedo sempre senza mascherina“, dice Sabrina.

    Chi ha paura di Sabrina

    Giudici, assistenti sociali e responsabili delle case famiglia inclusi non sembrano andare incontro a Sabrina e alle sue richieste di trovare un modo per stare vicina alla figlia. Basti pensare a quanto accaduto lo scorso settembre, quando il tutore della bambina, su richiesta del responsabile della casa famiglia, ha interrotto gli incontri con la madre e ha deciso di trasferire la minore in un’altra struttura a Caserta, a centinaia di chilometri di distanza.

    Mercoledì 11 novembre ci sarà una nuova udienza presso il tribunale dei minori di Roma e Sabrina ha intenzione di portare alla luce i soprusi subiti da parte dei gestori della casa famiglia.

    “Non è l’unico caso”

    Secondo Sabrina, Ylenia non è l’unico caso a Latina di minore allontanato per motivi non ben definiti dai genitori: “Stanno facendo una crociata su tutti i bambini affetti da psicopatologie. Una vera e propria pesca. Perché dai bambini che hanno questi problemi ci guadagnano tutti. Su mia figlia le case famiglie ci guadagnano 9000 euro al mese. Cosa pensate possa interessare agli assistenti sociali se mia figlia è lontana dalla mamma? Bibbiano non ha insegnato niente“. Effettivamente, nelle strutture che ospitano bambini malati di cuore e a cui vengono diagnosticati anche problemi psicologici (come nel caso di Ylenia) le rette di mantenimento a carico dello Stato possono arrivare fino a 400 euro al giorno.

    Su un altro cartello scritto a mano con un pennarello si legge: “Ti voglio benissimo”. Con quel cartello Sabrina saluta la sua Ylenia dalla finestra. Chissà ancora per quanto tempo.

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