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    “Un nuovo caso Cucchi”: riaperte le indagini sulla morte di Stefano Dal Corso, trovato impiccato in carcere

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 20 Ott. 2023 alle 14:07

    “Un nuovo caso Cucchi”: riaperte le indagini sulla morte di Stefano Dal Corso, trovato impiccato in carcere

    Un nuovo “caso Cucchi”. È l’ipotesi di Repubblica sul caso di Stefano Dal Corso, il 42enne romano trovato impiccato nel penitenziario Massama di Oristano poche settimane prima della sua messa in libertà, il 12 ottobre del 2022. Alcuni nuovi elementi hanno spinto i pm a riaprire le indagini e, secondo la sorella Marisa Dal Corso, dimostrerebbero che il suo non fu suicidio.

    Si tratta di nuove testimonianze e della registrazione di una telefonata che Marisa Dal Corso ha ricevuto da una persona informata dei fatti, che l’ha esortata a chiedere di fare l’autopsia sul corpo del fratello. La prima inchiesta sulla morte del 42enne è stata infatti archiviata senza che l’esame fosse svolto. “Tu devi andare avanti. Devi fargli fare l’autopsia, assolutamente. Gliela devi far fare!”, ha dichiarato alla donna, a cui è stato rivelato che Stefano fu strangolato “con un lenzuolo” e che poi fu “inscenata un’impiccagione”.

    L’avvocata Armida Decina ha evidenziato altri elementi, citando testimonianze contrastanti, acquisite in ritardo o mai raccolte, i guasti alle telecamere di sicurezza del reparto di infermeria del carcere, la mancata autopsia e il parere dei medici di fiducia, secondo i quali i segni sul collo della vittima potrebbero essere compatibili con uno strangolamento.

    Lo scorso marzo la famiglia Dal Corso ha anche ricevuto a casa, da due finti fattorini Amazon, un libro con evidenziati due capitoli dal titolo “La morte” e “La confessione”: un caso che i magistrati hanno definito “macabro scherzo”. Secondo la procura inoltre non è necessario procedere con l’autopsia ma sono sufficienti le relazioni di servizio, emerse secondo Repubblica dopo svariati mesi.

    “Siamo a una svolta”, ha detto l’avvocata Decina. “Le testimonianze da sole però non bastano a dimostrare qualcosa. Chiediamo l’autopsia: un esame capace di appurare la verità per la stessa tutela dello Stato”.

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