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    Ma ve la ricordate Silvia Romano? Anche stavolta ci siamo accontentati dei rottami della memoria

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 14 Ago. 2019 alle 16:48 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:46

    Ma ve la ricordate Silvia Romano?

    Ma ve la ricordate Silvia Romano? La giovane cooperante italiana è stata rapita da un commando armato il 20 novembre scorso, quasi nove mesi fa, nel villaggio di Chakama, a cento chilometri circa da Malindi. Il giorno del suo rapimento e nei giorni successivi si era sollevato un gran polverone sulla sua scomparsa, con l’Italia come al solito divisa in due tra chi prometteva di riportarla a casa subito e coloro che scrivevano che avrebbe dovuto occuparsi dei poveri di casa nostra piuttosto che avventurarsi in un luogo così pericoloso. Noi siamo un Paese in cui gli scomparsi interessano solo il tempo per la strumentalizzazione politica, poi si perdono nei meandri della burocrazia sepolti dalla polvere degli eventi, scomparendo dalle pagine dei giornali. È stato così per l’omicidio di Giulio Regeni ed è così anche per la giovane italiana.

    Eppure negli ultimi mesi in Kenya qualcosa si è mosso: sono iniziati i processi che vedono imputate due persone avvisate di avere organizzato il rapimento (Abdulla Gababa Wario e Moses Luwali Chembe) ed è imputato Ibrahim Adan Omar che potrebbe essere la testa pensante del sequestro.

    Silvia Romano è scomparsa e non sembra che ci siano mai state richieste di riscatto o di contropartite politiche verso il governo italiano il che escluderebbe la pista del terrorismo. I servizi segreti italiani e la Farnesina mantengono il più alto riserbo ma anche sulla stampa se ne legge pochissimo. Sembra che di questa vicenda non se ne interessi nessuno: all’udienza del processo erano presenti solo il giornalista Massimo Alberizzi e il corrispondente della Rai Enzo Nucci: niente carabinieri, nessun diplomatico italiano, niente di niente.

    Ed è incredibile come una storia come questa (in cui è coinvolta una giovane italiana) non sia considerata importante nemmeno dai media mainstream, quelli che contribuiscono spesso a aizzare le indignazioni per molto meno e che sul Kenya hanno fatto cadere un velo di disattenzione da apparire addirittura sospetto. Sembra che non contino le lezioni dei tempi recenti (dal caso Cucchi agli stessi genitori di Giulio Regeni) che ci hanno dimostrato come la perseveranza sia l’arma migliore per smuovere le coscienze e per riuscire a fare parlare chi sa. Silvia Romano rimane nel ricordo di qualcuno sui social, in attesa dell’anniversario della sua scomparsa su cui si butteranno tutti. Scriveva Primo Levi: “La memoria è uno strumento molto strano, uno strumento che può restituire, come il mare, dei brandelli, dei rottami, magari a distanza di anni”. Chissà se riusciamo questa volta a non accontentarci dei rottami.

    Ma che fine hanno fatto Silvia Romano e Giulio Regeni

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