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    Iran, studentessa minacciata per aver partecipato alle proteste: “Ti faccio a pezzettini”

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 11 Ott. 2022 alle 10:15 Aggiornato il 11 Ott. 2022 alle 10:20

    “Ti faccio a pezzettini”, “stai attenta quando esci di casa”, e diversi insulti a sfondo sessista: sono le minacce che si è vista recapitare Samirà, 27enne studentessa di Medicina figlia di genitori scappati dall’Iran, per aver partecipato alle proteste contro il regime di Ebrahim Raisi scoppiate in seguito alla morte di Mahsa Amini. La giovane era scesa in piazza insieme all’Associazione giovani iraniani d’Italia, che da anni lotta “contro il regime” e “appoggia il Consiglio nazionale della resistenza”. Stando a quanto emerso finora dalle indagini delle forze dell’ordine, che hanno vagliato le chat Telegram e gli account social di chi l’ha presa di mira con minacce e immagini – tra le quali una che la ritrae con una croce rossa sulla sua foto – sarebbero stati altri universitari iraniani che hanno frequentato il suo stesso Ateneo.

    “Uno addirittura che mi farà espellere dall’Italia. Forse non ha capito che sono una cittadina italiana”, ha spiegato Samirà. “In seguito alla mia denuncia – ha aggiunto – la Questura mi ha definita ‘obiettivo sensibile’ e ha disposto dei controlli nella zona della mia abitazione per quello che è successo dopo una clip che ho inviato a Sky e un’intervista a un quotidiano locale a sostegno delle donne che protestano a Teheran”. Samirà è stata accusata di essere legata ai mojaheddin, i cui seguaci sono puniti con la pena di morte. “Con questo argomento – le sue parole riportate da Repubblica – hanno intimato agli studenti dell’Iran fuori dall’Università di non partecipare alle manifestazioni a cui vado io paventando serie conseguenze”.

    Ma lei ha deciso di non piegarsi e di scendere comunque in piazza per far sentire la sua voce: “Quando rientro a casa mi copro il volto con la mascherina per il Covid e gli occhiali. Ma voglio che queste persone capiscano che qui non siamo nella Repubblica Islamica ma in un Paese libero dove quello che hanno fatto è un reato”.

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