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    “Mio zio l’ha uccisa, mio padre piangeva. Ora anch’io ho paura”: il racconto del fratello di Saman

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 8 Giu. 2021 alle 12:29

    “Se racconti qualcosa uccido anche te”: questa la minaccia che sarebbe stata rivolta al fratello 16enne di Saman Abbas – la ragazza di origini pakistane sparita da Novellara (Reggio Emilia) – solo per aver svelato ai carabinieri l’orrore della sua famiglia. Sua sorella uccisa dallo zio Danish Hasnain, perché rifiutava il matrimonio combinato in Pakistan, il padre che piange: “Io gli ho chiesto dov’era il corpo – ha raccontato – volevo abbracciarla un’ultima volta. Lui mi ha risposto di non potermelo dire”.

    Il fratello di Saman è stato fermato a Imperia con lo zio e i cugini dopo la partenza dei genitori per il Pakistan e al momento vive in una struttura protetta. La testimonianza del giovane, ritenuta “particolarmente credibile”, è secondo il Gip “piena prova indiziaria” della responsabilità dell’uomo.

    Il ragazzo ha raccontato che il padre Shabbar Abbas faceva dormire Saman sul marciapiede. Secondo la ricostruzione fatta dal Gip di Reggio Emilia, Sahbbar aveva impedito alla figlia di andare alle scuole superiori, “spesso la chiudeva fuori casa” e, “in ultimo, voleva costringerla tornare in Pakistan per sposare un cugino”.

    Il 22 aprile l’ultima denuncia. Nonostante il parere contrario dei servizi sociali l’11 aprile Saman era tornata a casa per recuperare i suoi documenti, dopo che da novembre era stata in una comunità protetta. Ma il 22 aprile si è rivolta ancora una volta ai carabinieri per denunciare i genitori che non volevano consegnarglieli e cercavano di costringerla a un matrimonio combinato.

    La sera del 30 aprile, poi, la 18enne aveva tentato di fuggire e ha avuto una violenta lite con i genitori. “Dammi i documenti”, ha detto Saman al padre. Lui le ha chiesto se voleva sposare qualcuno e lei ha risposto che voleva solo andare via. Poi ha preso le sue cose ed è fuggita. Il genitore allora ha chiamato lo zio perché la riportasse a casa.

    Lo zio poi è tornato, dicendo che “tutto era sistemato”. Il 5 maggio l’assenza della giovane e dei genitori, partiti per il Pakistan il primo maggio, è stata scoperta quando i militari sono andati a fare una perquisizione nella casa, proprio con l’obiettivo di recuperare i documenti.

    Intanto, prendono le distanze da questi comportamenti le comunità islamiche italiane e Yassine Lafram, presidente dell’Ucoii, che ha annunciato una fatwa contro i matrimoni forzati, dice che per la religione islamica quanto accaduto a Saman “non solo è inaccettabile, ma è da condannare, da combattere, da contrastare. Non vengono condannati solo i genitori, ma chiunque si renda complice di questi comportamenti, che non hanno nulla a che fare con la religione, ma appartengono a residui culturali retrogradi”.

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