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    Napoli, Salvini commemora il poliziotto morto ma depone i fiori sulla lapide sbagliata (e abusiva) | VIDEO

    Salvini depone fiori sulla lapide sbagliata
    Di Donato De Sena
    Pubblicato il 9 Giu. 2020 alle 11:46

    Salvini e i fiori sulla lapide sbagliata

    Venerdì scorso, 5 giugno, durante la sua visita in Campania, Matteo Salvini ha commemorato il poliziotto Pasquale Apicella, morto a Napoli il 27 aprile mentre tentava di sventare una rapina, deponendo fiori nel luogo sbagliato. A raccontarlo è il consigliere comunale partenopeo Gaetano Troncone, che in un video pubblicato su Facebook ha ricostruito il clamoroso errore spiegando come il leader della Lega in realtà si sia fermato su una lapide, peraltro abusiva, che ricorda la scomparsa di un’altra persona.

    “Salvini – si è chiesto l’autore del filmato – si è reso conto di essersi fermato nel posto sbagliato? Ha deposto i fiori sulla lapide abusiva di Don Franco detto il Sarto. Ecco la targa: ‘In memoria di don Franco il Sarto, per sempre nei nostri cuori i tuoi giovani amici, 24-3-1939, 8-12-2018′”. Don Franco, detto anche il “sindaco di Capdichino”, era molto popolare nel suo quartiere di Capodichino, e per questo i suoi amici decisero di omaggiarlo con una lapide. Il luogo dell’incidente che ha tolto la vita ad Apicella si trova invece più avanti, nei pressi di una farmacia.

    Foto da video Facebook

    “Caro Salvini, i tuoi riferimenti territoriali ti hanno male informato facendoti fare una brutta figura e dimostrando loro per primi una scarsa conoscenza del territorio”, dice Troncone nel video intitolato “Salvini viene a Napoli e sbaglia indirizzo”. Il consigliere ha anche messo a confronto foto scattate qualche ora dopo la tragedia con quelle del posto. Nei commenti su Facebook è intervenuta anche la figlia di ‘Don Franco’. “Sono la figlia del sarto, vi ringrazio per aver nominato mio padre che è morto in quel posto tragicamente e sembrava che dopo tanto affetto se ne fossero tutti dimenticati. Io e la mia famiglia siamo vicini al dolore della famiglia del povero Pasquale Apicella”.

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