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    Botte, sputi e carne avariata: dipendente del ministero sotto processo per le violenze alla moglie e alle figlie

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 4 Apr. 2023 alle 12:14

    Botte, sputi e carne avariata: dipendente del ministero sotto processo per le violenze alla moglie e alle figlie

    Per tre anni ha maltrattato la moglie e le figlie piccole, che puniva dandole da mangiare carne avariata o lasciandole senza cibo. Insulti, sputi, calci o schiaffi erano all’ordine del giorno nella casa di un dipendente di un ministero, adesso sotto processo per le violenze inflitte alla famiglia tra il 2018 e il 2021.

    L’uomo, residente secondo Repubblica “in un quartiere della Roma bene”, aveva instaurato un clima di terrore nella sua abitazione, cercando in più di un’occasione di colpire la moglie con una bottiglia di vetro. Alla donna, di origine giapponese, era impedito di insegnare la sua lingua alle figlie, di sette e nove anni. Tutte e tre adesso vivono in una struttura protetta.

    In un caso la figlia più piccola aveva implorato il padre di smettere di maltrattare la madre, mentre lui continuava a umiliarla, al punto che la piccola finì per vomitare. In un altro episodio il 22 febbraio del 2020, aveva preso la moglie per una gamba e l’aveva trascinata verso la finestra, minacciandola : “Adesso ti butto di sotto”.

    In altri casi, le ordinava di pulire il pavimento dopo aver sputato per terra. Alla donna venivano ripetutamente rivolti insulti per la sua origine e per gli occhi a mandorla, accompagnati da frasi come “ritornatene a Tokyo parassita”, “fai schifo, vai via” o “Se adesso si sentono male ti uccido, te lo giuro”.

    Le bambine venivano invece costrette a mangiare carne avariata, che le faceva sentire male. Altre punizioni, le vedevano buttate in doccia vestite o lasciate senza cibo.

    “Costringeva moglie e figlie a dividersi un’arancia: ‘non avete diritto di mangiare perché siete delle parassite’”, afferma la procura di Roma. “Poi rivolto alla moglie la minacciava ‘ti spacco la faccia mentre le bambine piangevano e lo imploravano di smettere”.

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