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    Roma, detenuto nel carcere di Regina Coeli sequestrato e violentato: “Legato e minacciato con un coltello”

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 20 Apr. 2022 alle 13:17

    Un detenuto del carcere roman0 di Regina Coeli è stato sequestrato e violentato da altri due reclusi, che lo hanno legato e minacciato con un coltello. A denunciare l’episodio il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (Sappe). “Due detenuti di origine slava, con reati di rapina ed altro, hanno sequestrato e violentato un altro detenuto, di origine italiana, ristretto per reati di droga. Grazie all’intuizione degli uomini del Corpo di polizia penitenziaria, l’uomo è stato salvato in quanto veniva minacciato con un coltello rudimentale e tenuto legato sempre con una corda rudimentale. È stato trasportato in ospedale, dove hanno riscontrato gravi lesioni all’anoUn episodio vergognoso e raccapricciante certamente favorito dall’allentamento della sicurezza interna dovuto alla vigilanza dinamica”, ha raccontato all’Adnkronos Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sappe.

    Secondo Donato Capece, segretario generale del Sappe, la responsabilità è anche del sistema della “vigilanza dinamica”, “dell’autogestione delle carceri e dai numeri oggettivi delle carenze di organico del Reparto di Polizia Penitenziaria di Roma Regina Coeli”. “Quel che è successo è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri, che di fatto determinato una pericolosa autogestione dei penitenziari. Il sistema, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più”, ha dichiarato Capace.

    “Il Sappe denuncia da tempo che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. La politica se n’è completamente fregata. E i vertici del Ministero della Giustizia e dell’Amministrazione Penitenziaria hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionale”, ha aggiunto il Segretario Generale.

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