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    Roma, banda clonava carte di credito ai turisti del centro: rubati 300mila euro

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 13 Apr. 2023 alle 14:31

    Clonavano le carte di credito dei clienti, riuscendo a prelevare cifre che ammontano a un totale di circa 300mila euro. A rischiare di finire a processo sono alcuni camerieri di ristoranti del centro storico della Capitale, da piazza di Spagna a Fontana di Trevi, dal Pantheon a Monti, che offrono i clienti piatti della cucina tipica romana. Si tratta di una ventina di persone di nazionalità italiana e romena, che dovranno rispondere a vario titolo delle accuse di associazione a delinquere, truffa, furto aggravato e ricettazione. Come riporta Il Messaggero, per loro la Procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio al giudice per l’udienza preliminare.

    I clienti affidavano la carta a camerieri infedeli che, oltre a saldare il conto, la strisciavano nello skimmer, una strumento che copia i codici, per poi riversarli su una carta finta. A quel punto spendevano il denaro nei modi più fantasiosi: dai gioielli ai vestiti, dalla benzina alle cene, passando per i negozi di elettronica in cui compravano tablet, computer e telefoni.

    Ora la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per 20 persone, accusate, a seconda delle posizioni, di associazione a delinquere, truffa, furto aggravato e ricettazione. Grazie a questo schema ben collaudato la banda, composta prevalentemente da cittadini rumeni e italiani.

    I fatti risalgono al 2015, anno in cui sono iniziate le indagini. Ad essere presi di mira erano specialmente i turisti sudamericani o asiatici, dall’aspetto facoltoso, che davano l’impressione di avere un cospicuo conto. Il modus operandi ben collaudato attraverso il quale veniva prosciugato il conto era sempre lo stesso: i camerieri saldavano il conto e passavano la carta di credito del cliente nello skimmer, un strumento che copia i codici su una carta finta.

    Mente i locali in cui i lavoravano i camerieri complici della banda erano sparsi per le zone principali del centro: piazza di Spagna, Fontana di Trevi, Pantheon e Monti. I capi poi utilizzavano le carte clonate solo a distanza di giorni, per far sì che i turisti rientrassero nei loro Paesi d’origine. Solo a quel punto le vittime si sarebbero rese conto che i soldi erano improvvisamente spariti dai conti correnti, rendendo più difficile ogni possibilità di intervento da parte delle forze dell’ordine.

    Sempre secondo il Messaggero, tra i 20 imputati ci sono anche alcuni titolari o dipendenti dei negozi conniventi. Come i fratelli Senes, Salvatore e Matteo, proprietari del ristorante “L’incontro” in zona Capannelle. Qua la banda ha provato transazioni per decine di migliaia di euro, alcune andate a buon fine, altre no, in realtà la maggior parte, stando alle carte dell’accusa. Lo stesso accadeva in un negozio di scarpe di Albano Laziale in cui lavorava Lorenzo Frescofiore. Con la scusa di acquistare delle scarpe gli imputati provano a far entrare nelle casse del negozio i soldi rubati dalle carte di credito clonate. C’era poi l’altra costola dell’associazione criminale. Quella che rubava, soprattutto sui mezzi pubblici, le carte di credito, anche in questo caso ai turisti, per poi spendere il denaro nel circuito di commercianti fidelizzati.

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