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    I giornalisti di Repubblica sfiduciano il direttore Molinari per aver censurato un articolo sgradito agli Agnelli

    Il direttore di Repubblica Maurizio Molinari e John Elkann, amministratore delegato di Exor. Credit: AGF
    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 9 Apr. 2024 alle 10:28 Aggiornato il 9 Apr. 2024 alle 10:54

    Nella redazione del quotidiano La Repubblica il clima si fa sempre più infuocato. L’assemblea dei giornalisti ha sfiduciato il direttore Maurizio Molinari e indetto 24 ore di sciopero delle firme per protestare contro la “censura” di un articolo.

    Il voto dell’assemblea non è vincolante e Molinari, almeno per ora, resta al suo posto, ma la sfiducia – approvata con 164 sì, 55 no, 35 astenuti – rappresenta un segnale difficile da ignorare, il culmine delle tensioni venutesi a creare da tempo tra il direttore e i suoi giornalisti.

    A scatenare la rivolta della redazione è stata la decisione di Molinari di ritirare e mandare al macero 100mila copie del giornale già stampate perché all’interno c’era un articolo dai contenuti probabilmente sgraditi alla proprietà: un pezzo sulle relazioni industriali tra Italia e Francia scritto da Giovanni Pons che avrebbe dovuto “aprire” l’inserto Affari&Finanza dell’8 aprile.

    All’interno dell’articolo, infatti, si parlava anche dei rapporti tra il Governo Meloni e la multinazionale italo-francese Stellantis, di cui il 14,2% fa capo a Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann che controlla anche il gruppo Gedi, proprietario de La Repubblica.

    Il titolo del pezzo contestato, secondo quanto trapelato, era “Affari ad alta tensione sull’asse Roma-Parigi” con catenaccio “I casi Stm, Tim e la fuga di ArcelorMitta dall’Ilva riaccendono le polemiche sul rapporto sbilanciato tra Italia e Francia”. Il direttore avrebbe preteso che il testo di Pons venisse sostituito con uno firmato dal vicedirettore Walter Galbiati modificando il titolo così: “Affari ad alta tensione sul fronte Roma-Parigi” con catenaccio “I casi Stm, Tim e la fuga di Arcelor dall’Ilva riaccendono le polemiche. Funzionano quando è il business a guidare”.

    Come evidente, nella versione modificata il tono della titolazione è stato in generale ammorbidito ed è stato eliminato il riferimento al “rapporto sbilanciato” tra Roma e Parigi in favore dei francesi.

    “Il direttore ha la potestà di decidere che cosa venga pubblicato o meno sul giornale che dirige, ma non di intervenire a conclusione di un lavoro di ricerca, di verifica dei fatti e di confronto con le fonti da parte di un collega, soprattutto se concordato con la redazione”, protesta in un comunicato il Comitato di redazione del giornale, che contesta anche “lo spreco di tempo e di risorse per la ristampa (…) in un momento in cui la redazione con l’ennesimo piano di prepensionamenti viene chiamata a nuovi sacrifici”.

    Ma la rottura tra i giornalisti di Repubblica e Molinari ha origini lontane nel tempo. Da ormai due anni il Comitato di redazione proclama periodicamente scioperi e scrive comunicati infuocati contro le scelte portate avanti dalla direzione in accordo con la proprietà.

    Un caso analogo si era verificato lo scorso febbraio, quando Molinari aveva bloccato la pubblicazione di un’intervista al rapper Ghali in cui si parlava anche della guerra a Gaza.

    Di seguito il testo completo del comunicato del Comitato di redazione de La Repubblica.
    L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica ha approvato a larga maggioranza (164 sì, 55 no, 35 astenuti) una mozione di sfiducia al direttore Maurizio Molinari e proclamato per 24 ore uno sciopero delle firme. Uno sciopero proclamato dal Cdr per denunciare la gravità dei fatti che hanno portato alla censura del servizio di apertura di Affari&Finanza nel numero dell’8 aprile.

    Il direttore ha la potestà di decidere che cosa venga pubblicato o meno sul giornale che dirige, ma non di intervenire a conclusione di un lavoro di ricerca, di verifica dei fatti e di confronto con le fonti da parte di un collega, soprattutto se concordato con la redazione. In questo modo viene lesa l’autonomia di ogni singolo giornalista di Repubblica e ciò costituisce un precedente che mette in discussione, per il futuro, il valore del nostro lavoro.

    Il Cdr considera altrettanto grave che l’intervento abbia portato a bloccare la stampa del giornale, in particolare perché la direzione aveva già dato il via libera alla pubblicazione. È indice di una mancata organizzazione che espone ad arbitrarietà incontrollata il lavoro di tutti.

    Il Cdr condanna lo spreco di tempo e di risorse per la ristampa di una parte di Affari&Finanza, in un momento in cui la redazione con l’ennesimo piano di prepensionamenti viene chiamata a nuovi sacrifici; segnala come l’accaduto esponga Repubblica in modo negativo di fronte ai suoi interlocutori esterni e di fronte ai lettori, non ultimo il fatto che per alcune ore sono circolate in rete le due aperture di Affari&Finanza, prima e dopo l’intervento della direzione.

    Quanto avvenuto è l’ultimo episodio di una serie di errori clamorosi originati dalle scelte della direzione che hanno messo in cattiva luce il lavoro collettivo di Repubblica. Le giornaliste e i giornalisti di Repubblica ritirano dal giornale e dal sito le proprie firme per 24 ore – firme mortificate dall’intervento della direzione – a tutela della propria dignità professionale e indipendenza. Per tutti i motivi sopra elencati il Cdr ha messo ai voti in assemblea la sfiducia al direttore Maurizio Molinari.

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