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    “Definire un uomo pelato è molestia sessuale”: la sentenza di un Tribunale nel Regno Unito

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 13 Mag. 2022 alle 14:59

    Definire un uomo “pelato” rappresenta una molestia sessuale: lo ha stabilito un tribunale del Lavoro nel Regno Unito chiamato ad esprimersi sul caso di Tony Finn, elettricista della British Bung Company, con sede nel West Yorkshire, licenziato dopo 24 anni di lavoro. Finn ha denunciato l’azienda per molestie sessuali a seguito di un incidente con il supervisore della fabbrica, avvenuto nel 2019. Durante una lite in officina – quasi precipitata in una rissa – l’uomo avrebbe definito il dipendente “st*onzo calvo”.  Tony Finn ha raccontato alla giuria di aver temuto per la sua sicurezza personale in quell’occasione. Al tribunale del lavoro è stato chiesto quindi di stabilire se chiamare qualcuno con l’appellativo di “calvo” sia o meno una molestia sessuale

    La caduta dei capelli è molto più diffusa tra gli uomini rispetto alle donne, quindi usarla per descrivere qualcuno è una forma di discriminazione”, ha stabilito il giudice del Tribunale. “È difficile concludere diversamente”, recita la sentenza. “Quelle parole sono state pronunciate con lo scopo di violare la dignità del ricorrente e creare per lui un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo”.

    A sostegno delle proprie conclusioni la giuria ha sollevato un precedente caso giudiziario in cui un uomo è stato condannato per aver molestato sessualmente una donna osservando le dimensioni del suo seno. “È molto più probabile che una persona che riceve un commento come quello che è stato fatto in (quel) caso sia una donna. Allo stesso modo, è molto più probabile che una persona che riceve un’osservazione come quella fatta al signor Finn sia maschio. L’osservazione è stata fatto allo scopo di ferire il ricorrente commentando un aspetto che si può trovare spesso tra gli uomini”, recita la sentenza. Finn ha anche vinto la causa sul licenziamento ingiustificato.

     

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