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    “Sembravano drogati, ci hanno distrutto”: parla ex detenuto in sedia a rotelle picchiato nel carcere di S. Maria C.V.

    Credit: Emanuele Fucecchi
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 30 Giu. 2021 alle 18:02 Aggiornato il 30 Giu. 2021 alle 18:07

    “Mi hanno lasciato dei segni indelebili, ho un buco dove mi hanno manganellato, in corrispondenza della ferita dell’operazione al cuore. Non riesco più a respirare. Sto ‘nguaiat“. A parlare a TPI è Vincenzo Cacace, ex detenuto del carcere di Santa Maria Capua Vetere che racconta senza peli sulla lingua tutto quello che ha vissuto quel 6 aprile 2020, quando nella struttura detentiva è scoppiato il caos. Le immagini pubblicate dal quotidiano Domani, e che riprendono le terribili violenze ai danni dei detenuti, sono ormai virali e hanno scatenato accesse polemiche anche sul piano politico.

    Un caso – quello del carcere di Santa Maria Capua Vetere – divenuto il centro dell’inchiesta della procura omonima che ha disposto 52 misure cautelari. L’inchiesta era stata avviata a seguito delle denunce, da parte di alcuni detenuti, di violenze avvenute nei loro confronti come “punizione” per la rivolta scoppiata il 6 aprile 2020 a seguito di alcuni casi di positività al Covid in carcere. Tra loro anche Vincenzo Cacace, in sedia a rotelle già all’epoca delle violenze subite. Centoquarantasei i capi di imputazione per quattro persone. Un insieme di reati che vanno dall’abuso di potere alla tortura.

    Cacace racconta di aver trascorso quasi 29 anni in carcere, per reati che vanno dallo spaccio all’associazione a delinquere. La sua versione dei fatti dovrà, ovviamente, essere verificata dalle indagini.

    Si ricorda come è scoppiata la violenza?
    Quando è scoppiato il Covid, ci hanno avvertito che non avremmo più potuto avere i colloqui con i familiari. Allora abbiamo organizzato una piccola protesta, una battitura ( rito che consiste nel percuotere le sbarre con oggetti di metallo per fare rumore) e basta. Loro (le guardi ndr.) ci avevano promesso che non ci avrebbero toccato. Abbiamo messo delle brande dietro alle sbarre, poi abbiamo smesso. Dopo un’ora ci hanno buttato fuori dalle celle e ci hanno rovinati.

    In che senso?
    È iniziata la mattanza. Io mi ero operato da poco al cuore, un intervento a cuore aperto. All’inizio l’ispettore e la direttrice davano degli ordini, i primi a dare le manganellate sono stati loro.

    E che ordini davano?
    Accirl‘. (uccideteli).

    Come vi colpivano?
    Con i manganelli, quelli di gomma. Ci hanno distrutto. Io, a distanza di mesi, ho ancora i segni addosso.

    Dopo quanto tempo è uscito?
    Il 2 settembre.

    Perché non ha denunciato?
    Temevo per i miei amici in carcere, per la mia famiglia, avevo paura che se denunciavo facevano qualcosa a loro, non avevo le prove, era la mia parola contro la loro.

    Non pensavano alle telecamere che li riprendevano?
    Hanno spento quelle di sotto, ma si sono dimenticati di quelle di sopra. Un appuntato mi avvertì della cosa, ma io non gli credetti. Invece diceva la verità. Era bravo, le ha prese anche lui le manganellate.

    Non c’era nessuno che diceva “che state facendo”?
    No. E voglio dire una cosa: per me non stavano bene.

    In che senso?
    Sono un vecchio utilizzatore di cocaina, capisco subito quando qualcuno fa uso di droga, mi hanno dato l’impressione che fossero sotto effetto di stupefacenti. Avevano gli occhi spiritati. Erano indemoniati.

    Gli altri detenuti non reagivano?
    Nessuno, chiamavano la mamma. Erano 300 di loro (le guardie). Poi è arrivata la squadra in tenuta antisommossa. Hanno iniziato a dire: “abbiamo preso il carcere in mano, mo so ca**i vostri, vi ammazziamo a tutti”.

    Quanto è durato il tutto?
    Quasi 5 ore. Nel mentre hanno fatto una pausa e poi hanno ricominciato.

    Nessuno vi ha medicato poi?
    Non ci hanno pensato proprio. Un ragazzo aveva pure una ferita alla testa.

    Cosa è successo nei mesi successivi?
    Ci sono state piccole minacce velate, andavano i giro come i boss, con la testa alzata, comandavano loro. Io mi ero chiuso in me stesso, sono stato duro, mi sono tenuto le botte, sono stato zitto.

    Quanti anni di carcere ha fatto?
    Quasi 29, per droga, associazione a delinquere e altri reati. Ho pagato la mia pena, ma non con la mia pelle. Ho sbagliato ma non è che devo pagare con la mia vita.

    Quanti anni è stato detenuto presso il carcere di S.m.c.v.?
    Cinque anni e mezzo, quasi sei.

    Era già successo qualcosa di simile?
    No, ma è un carcere dove non si può stare. Il fatto che ci fossero pure persone alte in grado mi fa pensare che circolasse droga.

    Testimonierà se glielo chiederanno?
    Non ho paura di nessuno, testimonierò se mi chiameranno. Ci saranno altre persone che parleranno. Io sono stato in varie carceri, ma non ho mai vissuto scene simili. La verità è che certe cose non le dimentichi, prendo il Valium per calmarmi, questa esperienza non la dimenticherò. Ho l’ansia, le crisi di panico. Mi hanno distrutto. Sono ingrassato, ora sono un quintale e mezzo sulla sedia.

    Aggiornamento:

    Il ministero della Giustizia ha disposto la sospensione immediata per tutti i 52 indagati, tra funzionari e agenti della Polizia Penitenziaria, coinvolti nell’inchiesta sulle violente nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. La ministra Marta Cartabia ha chiesto approfondimenti sull’intera catena di responsabilità e un rapporto anche sugli altri istituti.

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