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    Puglia, disabile condannata a pagare 9.500 euro per un sit-in in sedia a rotelle

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 30 Nov. 2022 alle 12:46

    Puglia, disabile condannata a pagare 9.500 euro per un sit-in in sedia a rotelle

    Un sit-in per i diritti dei disabili andato a buon fine. Mesi dopo, l’amara sorpresa: una condanna per interruzione di pubblico servizio e invasione di edificio, con una multa da quasi 10mila euro. “Io vivo con una pensione da 650 euro al mese, non posso davvero pagare una multa da 9mila 500 euro”, ha raccontato a La Repubblica Giovanna Montrone, dell’associazione “Stop alle barriere”, condannata insieme a sette altri disabili per le proteste tenute a luglio 2021 nella sede della regione Puglia. “Mai avremmo pensato che per quella manifestazione saremmo finiti in tribunale. Ma ora che siamo stati condannati ci batteremo per far ribaltare questa decisione”, ha detto in un’intervista la donna, costretta alla sedia a rotelle dalla poliomelite, che insieme ad altri attivisti era riuscita a strappare un accordo con la regione dopo tre giorni di protesta, regolarmente comunicata alla questura. Un sit-in che riguardava “gli ausili, che venivano dati con misure standard per cui a molti di noi non andavano bene; il progetto ‘Vita indipendente’, che era strutturato in modo da far accedere soltanto persone benestanti, proprietarie di immobili e che potevano fare una fideiussione; la chiusura delle domande per gli assegni di cura e la mancanza di un numero adeguato di infermieri per l’assistenza domiciliare”, ha ricordato Montrone, che non aveva mai saputo di essere denunciata.

    “Lo abbiamo scoperto direttamente con l’arrivo dei primi decreti di condanna, all’inizio di novembre. Ma la prima domanda che mi è venuta in mente vedendo le date è stata: ‘Questa denuncia l’hanno messa in cima a tutti i fascicoli?’. Ci sono denunce che restano bloccate per anni e noi dopo neanche un anno e mezzo siamo già stati condannati”, ha sottolineato l’attivista, annunciando un ricorso. “Ci difenderemo davanti al giudice”, ha affermato, dicendosi orgogliosa per la sua battaglia. “Questa per me è una medaglia, ma fra noi condannati ci sono anche persone giovani, che potrebbero partecipare a concorsi pubblici e che con questo procedimento pendente non possono certamente farlo”.

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