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    Il Papa con i portuali di Genova: “Commerciare armi è scandaloso”

    Di Almerico Bartoli
    Pubblicato il 3 Mag. 2022 alle 15:43 Aggiornato il 3 Mag. 2022 alle 15:46

    Prosegue la battaglia contro il passaggio di armi nei porti italiani, portata avanti in questi giorni dal Collettivo autonomo lavoratori portuali (Calp) e dall’Unione sindacale di base (Usb). Gli ultimi episodi includono il blocco del varco portuale Etiopia dello scorso 31 marzo, la marcia per la pace del 2 aprile insieme all’arcivescovo di Genova, Marco Tasca, nonché gli esposti presentati negli ultimi tre anni alla Procura di Genova per denunciare il passaggio di armi in porto, in violazione della Costituzione della legge italiana e delle norme europee, come riporta Agi.

    Josè Nivoi, responsabile Usb del Porto di Genova, ha fatto sapere che “su questo fronte al momento non si è mosso ancora nulla”, sottolineando come i portuali continuano a mettersi di traverso – a proprio rischio – al passaggio di esplosivi, carri armati e ogni genere di materiale bellico nello scalo di Genova. Questo ha portato all’apertura di un fascicolo da parte della Procura genovese contro cinque di loro per “associazione a delinquere”, con i reati contestati che vanno dalla resistenza a pubblico ufficiale all’accensione di fumogeni, al lancio di oggetti, attentando in questo modo alla sicurezza pubblica dei trasporti.

    Papa Francesco, che si è già schierato più volte al fianco dei camalli genovesi per aver bloccato le armi da guerra, in un’intervista rilasciata oggi, 3 maggio, al Corriere della Sera ha ricordato il gesto dei lavoratori del Porto di Genova che bloccarono a più riprese le navi dirette in Arabia Saudita e nello Yemen per trasportare armi utilizzate anche contro i civili, definendo “il commercio di armamenti scandaloso”.

    Commentando la notizia sui social, Ferruccio Sansa, ex candidato alla presidenza della Regione Liguria e tra i coordinatori dell’opposizione in Regione e al Comune di Genova, ha parlato di come il pontefice abbia voluto ricordare in noi la parola “responsabilità” e di come ogni gesto che compiamo porta con sé delle conseguenze, a volte grandi, altre volte terribili. “È questo a renderci davvero cittadini, persone” prosegue. “I nostri portuali volevano fermare la guerra almeno per un minuto”.

    Il Calp ora non esclude un nuovo incontro col pontefice: “Nei prossimi mesi speriamo in qualcosa più incisivo, anche con il peso di tutti gli esposti che abbiamo presentato e delle denunce che presenteremo anche il prossimo giugno al Parlamento europeo, guidati da un vecchio adagio in cui crediamo – ha dichiarato il Collettivo -, ovvero ‘riempiamo i granai, svuotiamo le caserme‘”. È una strada in salita quella dei portuali antimilitaristi di Genova, partita nel 2019 e che – nonostante i rischi – non accenna a fermarsi.

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