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    Piercamillo Davigo sul caso Cesare Battisti: “È normale che un ministro rivendichi i meriti dell’amministrazione che dirige”

    Piercamillo Davigo

    Il magistrato, in un'intervista, ha commentato anche la legge "Spazzacorrotti"

    Di Rossella Melchionna
    Pubblicato il 16 Gen. 2019 alle 14:13 Aggiornato il 18 Apr. 2019 alle 07:53

    L’arresto di Cesare Battisti, terrorista latitante per 37 anni, ha avuto una grande risonanza mediatica in Italia. Politici e intellettuali hanno commentato il caso mostrando posizioni differenti. Anche Piercamillo Davigo, presidente della II Sezione penale alla Cassazione e membro togato del Consiglio superiore della magistratura, ha espresso la sua. In un’intervista rilasciata al Fatto quotidiano, il magistrato ha dichiarato perentoriamente: “La giustizia ha fatto il suo corso. Fatico a capire chi dice che siccome è passato tanto tempo bisogna lasciar perdere. È passato tanto tempo perché quel latitante era riuscito a non farsi prendere”.

    Sulla presenza (e sulla reazione) dei ministri dell’Interno e della Giustizia, Matteo Salvini e Alfonso Bonafede, all’arrivo di Battisti all’aeroporto di Roma-Ciampino, Davigo ha aggiunto: “Un ministro è a capo di una branca della Pubblica amministrazione. È normale che rivendichi i meriti dell’amministrazione che dirige. Poi le forme con cui manifesta la sua soddisfazione non sta a me giudicarle”.

    A proposito della legge Anticorruzione, approvata nel dicembre 2018, il membro del Csm ha affermato: “Ci sono alcune misure positive e altre invece inutili. Positivi gli aumenti dei minimi delle pene e soprattutto il diritto premiale, cioè gli sconti di pena per chi collabora. Le due cose sono collegate, perché gli sconti di pena sono utili solo se l’alternativa è una condanna a pene da eseguire.  Se la previsione è di avere pene tali da non mandarti in carcere, perché avrai la sospensione condizionale o l’affidamento ai servizi sociali, perché mai uno dovrebbe collaborare?”.

    Per quanto riguarda la prescrizione, alla testata Davigo ha detto: “Tutti quelli che ora criticano la modifica della prescrizione fanno finta di dimenticarsi che ce l’hanno chiesta per anni, forse decenni, tutte le organizzazioni sovranazionali. Ora raccontano che sospendere la prescrizione dopo la sentenza di primo grado sarebbe una violazione dei diritti umani. Ma solo l’Italia e la Grecia hanno un sistema di prescrizione che azzera migliaia di processi: allora l’Italia è l’unico Paese che rispetta i diritti umani e tutti gli altri sono dei selvaggi?”.

    Infine sul daspo – cioè l’interdizione a vita dai pubblici uffici e l’esclusione dai contratti con la pubblica amministrazione – il magistrato ha sostenuto di essere contrario poiché sarebbe una misura inutile.

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